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Lunedì, 29 Aprile 2024
Cronaca Pastorano

Omicidio di Pasqua, la confessione nella telefonata alla compagna: "Le polpette sono nel sangue, l'ho accoltellato"

Dinanzi ai giudici dell'Assise la ricostruzione del giorno del delitto. La convivente di Ihor: "Non gli avrebbe mai fatto del male erano amici"

“Era una domenica come tante, feci le stesse cose di sempre. Arrivai da Ihor in mattinata e poi passò a farci visita Pavlo. Si fermò a pranzo con noi. Si mangiava, beveva, parlavamo della guerra e della preoccupazione per i nostri connazionali in Ucraina. Io poi andai via alle 18 perché dovevo andare a lavoro. Chiamai Ihor per un saluto alle 20 e lui mi disse che era ancora in compagnia di Pavlo. Ricevetti poi verso le 22 la chiamata di Ihor. Era confuso e mi disse in modo sconclusionato ‘macchina c’è, Pavlo non c’è più, tre persone sono venute a rubare, io l’ho accoltellato, le tue polpette sono nel sangue'. Mi disse queste cose e riagganciò il telefono. Solo l’indomani seppi che era successo dai carabinieri e non ho mai creduto che Ihor avesse fatto quello che disse al telefono”.

Sono le dichiarazioni rese nel corso dell'udienza celebrata in Corte d'Assise presieduta dal giudice Roberto Donatiello, con a latere Honoré Dessi, nel processo a carico di Ihor Varvachyn, 49enne ucraino, accusato dell'efferato omicidio dell'amico e connazionale Pavlo Zapprozhets, 47enne ucraino, ucciso con 30 coltellate la sera di Pasqua (17 aprile 2022) all'interno di un container in un fondo presso il New Village Dog in località Canale a Pastorano.

A parlare la compagna dell’imputato che è stata l’ultima persona che ha visto Ihor e Pavlo insieme quel tragico 17 aprile 2022. “Anche il fratello di Pavlo mi chiamò alle 7 del mattino del 18 aprile (2022) voleva sapere cosa fosse successo ed io non sapevo nulla. Quando i carabinieri mi dissero che Pavlo era stato ucciso ed il responsabile era Ihor io non ci potevo credere. Loro erano amici, molto. Ihor non avrebbe mai fatto del male a Pavlo". 

Nel corso dell’esame della convivente dell’imputato ad opera del sostituto procuratore Annalisa Imparato è emerso che Ihor e Pavlo quella domenica a pranzo avevano alzato un po’ il gomito ma che il clima della giornata era piacevole e non c’erano tensioni tra i due amici.

Riguardo la serata del 17 aprile 2022 come ricostruito dai carabinieri i due connazionali avevano deciso di festeggiare insieme Pasqua proprio nel container dove Ihor Varvarchyn viveva in qualità di custode del canile. Complice l'alcol presumibilmente riemersero vecchi rancori e tra i due nacque un diverbio degenerato nel sangue. La chiamata in centrale operativa provenne da una donna, la proprietaria del ricovero per cani. I militari giunti presso il fondo su cui insisteva il New Village Dog trovarono la proprietaria del canile, la socia e l'imputato, quest'ultimo col volto tumefatto e con i vestiti sporchi di sangue e in stato confusionale seduto a terra sull'uscio del container. Le due donne nonostante avessero davanti a sé una scena raccapricciante cercavano di coprire l'imputato con dei giacconi perché era una serata molto fredda. All'interno del container dove viveva Ihor Varvachyn in quanto custode del canile giaceva senza vita il corpo dell'amico e connazionale Pavlo Zapprozhets. Era a pancia in giù, con le gambe incrociate e le punte dei piedi distese giacché era senza scarpe, con il volto rivolto verso l'ingresso del container in una pozza di sangue. Presentava numerose ferite da arma da taglio ed il lobo dell'orecchio sinistro tagliato oltre che una profonda lesione al capo sul lato sinistro. C'era sangue ovunque. Un elettrodomestico sito all'interno del container ne era intriso, tanto da riuscire a stento a scorgerne le parti metalliche. All'interno della cucina i militari rinvennero un coltello da cucina semi immerso nel lavello, lungo circa 30 centimetri tra manico sporco di sangue e lama. Nel lavabo galleggiavano residui organici tra quelli di cibo. A terra i carabinieri ritrovarono tre pentole di cui alcune con il fondo divelto e sporche di sangue. L'imputato quando sopraggiunsero i carabinieri disse di esser ferito, che aveva avuto una colluttazione con la vittima e che un'altra persona si era allontanata. I sanitari del 118 che accorsero constatarono il decesso della vittima ed appurarono che l'imputato non aveva lesioni ma venne comunque trasportato presso il presidio ospedaliero di Sessa Aurunca per accertamenti.

A seguito dei controlli e rilievi dei ris del comando provinciale di Caserta si escluse la presenza di un'altra persona ed il racconto dell'imputato è stato considerato un tentativo di depistaggio. Non è stato dello stesso avviso i difensori dell'imputato, gli avvocati Antonucci Antonio e Giulia Tescione, giacché sul luogo teatro del delitto c'erano orme e impronte insanguinate non repertate. Questione che ha acceso gli animi tra il legale ed il pm alla luce del fatto che ogni reperto va campionato e la campionatura è al vaglio di tecnici biologici del Racis dei Carabinieri di Roma. Pavlo venne prima tramortito con una padellata alla testa da Ihor, cadde a terra e mentre era in posizione prona venne colpito da 30 fendenti con un coltello da cucina con lama monotagliente da 10 centimetri su tutto il corpo. I fendenti si concentrarono all'addome e al torace. Alcune coltellate provocarono la lesione del lobo inferiore del polmone sinistro e la lesione della parete cardiaca in corrispondenza del ventricolo sinistro. Lesioni quest'ultime che provocarono alla vittima uno shock ipovolemico di natura emorragica che portò ad una insufficienza cardiaca acuta e ciò ne determinò il decesso.

Si torna in aula nel mese di gennaio per l'escussione dei periti tecnici del Racis dei Carabinieri di Roma. I familiari della vittima costituitisi parti civili sono difesi dagli avvocati Francesco Parente e Debora De Maio.

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