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Martedì, 30 Aprile 2024
Cronaca Casal di Principe

Appalti ai Casalesi: Dia svela il libro mastro coi pagamenti agli Schiavone

Il tenente colonnello della Dia ha riferito dei pizzini ritrovati a Rocca d'Evandro

Spese di rappresentanza over budget, un reddito annuo da ‘socio occulto’ che oscillava tra i 60mila e i 100mila euro, i pizzini trovati in un immobile a Rocca d’Evandro con annotate le compravendite di terreni e appartamenti per milioni di euro senza mai aver acceso un muto o chiesto un finanziamento. E’ quanto emerso nel corso del processo sulle infiltrazioni del clan dei Casalesi negli appalti delle Ferrovie dello Stato, che si sta celebrando dinanzi la terza sezione del tribunale di Santa Maria Capua Vetere presieduta da Giuseppe Meccariello.e 

Reddito annuo da 100mila euro come socio occulto

Si sono susseguite le testimonianze del consulente tecnico nominato dal sostituto procuratore Graziella Arlomede della Dda di Napoli che ha relazionato sul reticolo societario facente capo a Nicola Schiavone creato per l’emissione di fatture per operazioni inesistenti. Il consulente ha riferito che dalle società riconducibili a Nicola Schiavone grazie a un sistema carosello di teste di legno, da socio occulto percepiva un reddito annuo che andava dai 60mila ai 100mila euro. Il perito ha analizzato la capacità reddituale non solo delle società che inevitabilmente nel periodo di indagine subirono un ridimensionamento ma anche dei soci e amministratori. Voluminose erano le spese di rappresentanza over budget rispetto all’effettivo fatturato societario. Spese folli per auto di lusso, alimento gourmet, viaggi in mete esotiche e abiti griffati soprattutto cravatte.

I pizzini con la contabilità segreta della 'cassaforte' di Schiavone

L’escussione del tenente colonnello Nicola Cuomo in servizio al centro operativo della Dia di Napoli all’epoca dell’indagine ha svelato i rapporti tra Nicola Schiavone o meglio del suo nucleo familiare con gli Scaringia (Vincenzo, Vittorio e Anna Maria Zorengo accusati di riciclaggio e intestazione fittizia di beni aggravati dall’agevolazione mafiosa e per i quali è stata emessa sentenza di non luogo a procedere). Una correlazione tra i due nuclei familiari che avveniva mediante lo scambio di pizzini. Tali pizzini sono stati ritrovati in un immobile a Rocca D’Evandro dove il defunto Vincenzo Scaringia teneva un libro mastro in cui si faceva riferimento alle somme di denaro detenute dallo stesso per conto di Nicola Schiavone, alias munaciello. “Su un pizzino del ‘99 si leggeva ho dato 55 milioni a Nicola Schiavone, a Teresa Maisto e ai figli” riferisce il colonnello della Dia “esistevano poi scritture private tra i coniugi Scaringia-Zorengo e i coniugi Schiavone-Maisto con il relativo spostamento di denaro. Nell’appartamento di Rocca d’Evandro venne trovato anche il preliminare di compravendita di un terreno di proprietà di Teresa Maisto a Anna Maria Zorengo per la realizzazione di immobili ad Aversa. Nel pizzino si faceva riferimento al complesso da realizzarsi in via della stazione ovvero in via Giovanni Gentile ad Aversa. I lavori prima della nostra analisi erano stati realizzati parzialmente e risultava sulla carta dalla società tekno che faceva capo a Marco Falco. Ci fu un blitz della municipale di Aversa che accertò che i lavori erano eseguiti da un’altra ditta individuale e bloccati. E’ lì che subentra la ML immobiliare che fa capo a Maurizio Capone indagato per associazione di tipo mafioso e la sua società si scopre essere oggetto di confisca, nonostante ciò operava. Lo scambio immobiliare degli Scaringia con gli Schiavone era di 1 milione e 800mila euro e non è stato mai acceso un mutuo e richiesto un prestito. Scaringia era un commerciante e la moglie una maestra che dichiaravano circa 15mila euro annui. La forte sproporzione ci insospettì”.

Si torna in aula nel mese di maggio per l’escussione di Vittorio Scaringia, la mamma Anna Maria Zorengo, i carabinieri che rinvennero i pizzini a Rocca d’ Evandro e i collaboratori di giustizia tra cui Nicola Schiavone, figlio di Sandokan; Anna Carrino; Mario Iavarazzo; Giuseppe Misso; Francesco Della Corte; Francesco Barbato e Papa.

Sotto processo sono finiti Nicola Schiavone, Vincenzo Schiavone, Nicola Puocci, Vincenzo Apicella, Francesco Salzillo, Gennaro Diana, Salvatore Diana, Giancarlo Diana, Vincenzo Diana, Luigi Diana, Mario Diana, Luigi Schiavone, Fioravante Zara, Mario Zara, Giuseppe Fusco, Luigi Belardo, Angelo Massaro, Antonio Petrillo, Luigi Petrillo, Marco Falco, Claudio Puocci e Caterina Coppola. Le accuse sono a vario titolo di associazione di stampo mafioso, estorsione, autoriciclaggio e trasferimento fraudolento di valori.

Nel collegio difensivo, tra gli avvocati impegnati, figurano Giovanni Esposito Fariello, Fabio Gatto, Umberto Del Basso De Caro, Mirella Baldascino, Alfonso Furgiuele, Mario Griffo, Carlo De Stavola, Angelo Raucci, Antonio Ciliberti, Claudio Botti, Mauro Valentino, Ferdinando Letizia, Pasquale Diana, Giuseppe Stellato, Alessandro Ongaro, Antonio Cardillo, Domenico Caiazza, Fabio Segreti, Maddalena Russo, Gianluca Giordano, Carmine Speranza, Emilio Martino, Lia Colizzi, Carlo Madonna, Vincenzo Maiello, Lucio Cricrì, Michele Riggi.

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