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Lunedì, 29 Aprile 2024
Cronaca Santa Maria Capua Vetere

Primo verdetto per le torture in carcere: assolti due agenti

La sentenza all'esito del giudizio abbreviato per Di Costanzo e Vinciguerra. Non bastano i video dei pestaggi

Assolti per non aver commesso il fatto. Questo il verdetto del gup Pasquale D'Angelo nei confronti di Angelo Di Costanzo, 54enne di Santa Maria Capua Vetere, e Vittorio Vinciguerra, 50enne di Capua. I due agenti sono gli unici imputati ad aver scelto il rito abbreviato nell'ambito dell'inchiesta sulle torture in carcere, avvenute il 6 aprile 2020, per cui altre 105 persone sono finite in giudizio dinanzi alla Corte d'Assise.

Per entrambi gli agenti - difesi dagli avvocati Gerardo Marrocco (Vinciguerra) e Massimiliano Di Fuccia e Mauro Iodice (Di Costanzo) - la Procura aveva invocato la condanna (6 anni per Di Costanzo e 3 anni e 8 mesi per Vinciguerra). Una richiesta reiterata anche durante le repliche dei pubblici ministeri nel corso dell'udienza di oggi quando in aula sono stati mostrati alcuni frame estrapolati dal video di circa 3 ore e mezza già oggetto delle udienze del giudizio in ordinario. Nonostante questo il gup ha optato per l'assoluzione con formula piena: i due agenti non hanno commesso il fatto. Si attendono ora le motivazioni della sentenza che saranno depositate entro 90 giorni.

Entrambi gli agenti della penitenziaria rispondevano di lesioni, abuso di autorità e tortura. A Vinciguerra era contestata l'aggressione ai danni di un detenuto avvenuta il 10 marzo 2020, prima quindi del pestaggio da 'macelleria messicana' avvenuto il 6 aprile. Il recluso era stato trasferito alla casa circondariale "Francesco Uccella" dal carcere di Velletri, divenuto inagibile in seguito ad una rivolta. Ma a Santa Maria Capua Vetere ad accoglierlo ci sarebbero stati calci e pugni. 

Circa una settantina le parti civili costituite contro i due agenti rappresentate, tra gli altri, dagli avvocati Gennaro Caracciolo e Carmine D'Onofrio. Tra le parti costituite anche il Ministero della Giustizia sempre nella doppia veste di parte civile, legittimato dunque a chiedere un risarcimento ai due agenti, e di responsabile civile, che in teoria potrebbe essere chiamato a risarcire alle altre parti civili i danni nel caso in cui i due poliziotti, suoi dipendenti, non avessero le risorse per pagare dopo l'eventuale condanna.

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