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Cronaca Carinaro

Omicidio sulla Nola-Villa Literno, i pentiti 'incastrano' il killer

Coscione, tirato in ballo da Cantone e Della Corte, dovrà scontare 17 anni di carcere

Nelle prime ore di oggi la Squadra Mobile di Caserta ha tratto in arresto Luigi Coscione, 46enne destinatario di un ordine di esecuzione per la carcerazione emesso dalla Procura Generale della Repubblica la Corte d’Appello di Napoli – Ufficio Esecuzioni Penali, dovendo scontare una pena residua di 17 anni, 3 mesi e 29 giorni di reclusione.

L’omicidio Motti

Il provvedimento restrittivo rappresenta l’epilogo giudiziario di una attività investigativa condotta dalla Polizia di Stato di Caserta e coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli che ha permesso di far luce sull’omicidio di Domenico Motti, avvenuto il 31 agosto 1993.  Il corpo della vittima venne rivenuto in una strada interpoderale di Carinaro, di fronte allo svincolo della statale Nola-Villa Literno, attinto con numerosi colpi di pistola (calibro 9x21 del tipo Beretta in uso alle Forze dell'Ordine e calibro 7,65).

La confessione dei pentiti

Successivamente nel 2010, su impulso del personale della Squadra Mobile di Caserta, due collaboratori di Giustizia, Francesco Della Corte e Francesco Cantone, rendevano dichiarazioni relativamente a tale omicidio autoaccusandosi e poi indicando gli altri partecipi, tra cui proprio Coscione, quale autore materiale. Entrambi i collaboratori fornivano un quadro preciso del contesto criminale di appartenenza, contesto a loro comune, e confessavano una serie di delitti. Le dichiarazioni erano connotate dal carattere della spontaneità. Dai verbali di interrogatorio risultavano le ragioni della collaborazione di ciascuno ed emergeva come entrambi avevano iniziato a collaborare mentre si trovavano in stato di detenzione, autoaccusandosi di gravi reati, anche di omicidi, per i quali non erano ancora indagati o imputati. Il racconto poi era preciso e circostanziato, ricco di particolari con riferimento alla descrizione sia degli scenari in cui si inquadrava la vicenda delittuosa, sia del movente, che dei partecipi. Entrambi riferivano di fatti vissuti direttamente, per avervi preso parte, e fornivano la ricostruzione del delitto dalla visuale del partecipe.

Il movente dell’omicidio

La causale dell’omicidio Motti era da ricercarsi nella circostanza che lo stesso aveva mostrato più volte il desiderio di allontanarsi dal gruppo Bidognetti, cambiando vita o al massimo continuando a commettere reati in proprio.

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