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Cronaca Castel Volturno

Infiltrazioni del clan negli appalti dell'Ente, l'ex sindaco: "La camorra mi ha schifo"

L'ex primo cittadino nega i rapporti con il collaboratore di giustizia Luigi Guida

"Sono un uomo d'onore, i camorristi non mi fanno paura e mi fanno schifo. Mai avuto contatti con il pentito Luigi Guida". Sono le dichiarazioni rese dall'ex sindaco di Castel Volturno Francesco Nuzzo nel processo sulle infiltrazioni del clan dei Casalesi negli appalti affidati dal Comune castellano (inchiesta per la quale lo stesso Nuzzo è stato assolto in Appello) che si sta celebrando dinanzi alla Seconda Sezione Penale in composizione collegiale presieduta dal giudice Antonio Riccio.

Escusso dal Sostituto Procuratore Maurizio Giordano della Dda l'ex primo cittadino castellano ha ribadito più volte la sua estraneità con gli ambienti della criminalità organizzata: "Ho sempre fatto in modo che la camorra non si infiltrasse in comune" ha chiarito Nuzzo spiegando poi di non aver mai ricevuto pressioni per legittimare atti concernenti l'hotel dell'imputato Gaetano Vassallo.

"Non ho mai adottato atti in favore di Gaetano Vassallo anzi lui ebbe un provvedimento di sospensione dell'attività avverso il quale fece ricorso. Seppi dei suoi problemi con la giustizia e diedi incarico all'avvocato del comune di occuparsi del contenzioso che vincemmo".

Nuzzo ha poi chiarito i rapporti di stima e lealtà intercorrenti con l'assessore e vicesindaco Lorenzo Marcello: "Il rapporto con Marcello è stato di assoluta lealtà. Se lui capiva che ci fosse qualcosa non conforme a legge me lo segnalava". Un rapporto così idilliaco quello mostrato tra l'ex primo cittadino ed il suo vice che a parere del pm della Dda partenopea era macchiato da ombre. Difatti da alcune intercettazioni Nuzzo sfogandosi con una dipendente comunale avrebbe definito Lorenzo Marcello "uomo di merda" a seguito delle sue dimissioni da assessore e per il sospetto che l'ex vice tramasse alle sue spalle per far cadere l'amministrazione. Ombre che hanno portato il magistrato antimafia a minare l'attendibilità dell'ex primo cittadino castellano. Si torna in aula a settembre per la ricognizione degli atti processuali.

Il processo riguarda vicende satellite collegate alla 'vicenda madre' con protagonisti i due ex sindaci castellani Francesco Nuzzo e Antonio Scalzone nonché i membri delle rispettive giunte e dipendenti comunali oltre che il comando della polizia municipale. Le accuse mosse dalla Dda di Napoli furono concorso esterno ad associazione a delinquere di stampo mafioso, concussione, turbativa d'asta, abuso d'ufficio, omissione in atti di ufficio. Tra gli indagati, oltre ai due ex primi cittadini Francesco Nuzzo (assolto per i reati di concorso esterno in associazione camorristica e concussione) e Antonio Scalzone, compare l'ex vicesindaco Lorenzo Marcello (assolto per il reato di concussione), Raffaele Gravante, Antonio Di Tella, Gino Fulco, Giovanni Luzzi, Giovanni Graziano, Sebastiano Conte, Tammaro Diana, Daniele Capasso, Giovanni Cassandra, Francesco Diana, Davide Granata, Pasquale Luzzi, Diego Massari, Giuseppe Russo, Lorenzo Vargas, Gaetano Vassallo.

L'inchiesta madre si disarticolava da tre vicende ben distinte quali la realizzazione del Centro Commerciale Giolì, l'appoggio elettorale a Francesco Nuzzo dal clan dei Casalesi e le minacce ai rispettivi sindaci concorrenti (Nuzzo e Scalzone) dalle rispettive fazioni di Bidognetti e Zagaria/Schiavone per 'piazzare' il loro 'favorito'. Le contestazioni mosse nel tempo ossia dal 2005 hanno avuto come filo conduttore l'illiceità degli atti amministrativi compiuti dalle vicendevoli ammistrazioni comunali (prima di Nuzzo poi di Scalzone) in special modo in merito alla realizzazione per la realizzazione di opere o per conto del clan dei Casalesi o comunque in cambio di tangenti.

Nel collegio difensivo sono impegnati gli avvocati Giuseppe Stellato, Ferdinando Letizia, Giovanni Cantelli, Enzo Di Vaio, Patrizia Sebastianelli, Claudio Sgambato, Romolo Vignola, Carmine Ippolito.

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