Tampone 'privato' per certificare la guarigione: "Ostaggio dell'Asl per 20 giorni"

“Sono rimasta ostaggio dell’Asl. Per quasi 20 giorni abbandonata a me stessa, da sola e senza nessuno che si preoccupasse di me”. E’ questa l’amara denuncia di una 20enne di Parete, risultata positiva al Covid-19 pochi giorni prima di Natale. La scoperta fatta quasi per caso: chiama l’amica sul cellulare dopo una festa e dice di essere positiva. Quindi parte il tracciamento e chiaramente anche per sicurezza la ragazzina va a fare un tampone molecolare. L’esito è quello che non ti aspetti: positivo. Inizia la quarantena e i primi decimi di febbre. Ma i sintomi sono molto blandi, le due dosi di vaccino fanno il proprio lavoro e tengono a bada il virus. Leggero mal di testa, febbre, pochi dolori articolari: una quarantena difficile ma non insopportabile. Insomma passano i giorni in isolamento (la famiglia totalmente negativa) e la speranza è quella che prima o poi possa finire l’incubo. Dopo una settimana di chiusura in casa i sintomi si sono praticamente annullati: la febbre è passata e ormai il virus sembra essere già alle spalle. Solo che all’Asl non risponde nessuno per chiedere il tampone molecolare che possa permettere di risultare guariti (o magari ancora positivi al Covid). Così passa anche Capodanno e si arriva ai primi giorni del 2022. La ragazzina impegna i giorni in isolamento mangiando da sola e soprattutto studiando visto che a metà gennaio c’è un esame all’università da affrontare. Ancora telefonate, ancora squilli a vuoto. Dal medico di famiglia purtroppo non arrivano rassicurazioni. E quindi la scelta di fare un tampone molecolare ‘privato’: 70 euro per certificare che il virus è passato e che la giovane è positiva. Ma adesso bisogna ‘attivare’ nuovamente il Green Pass. Per andare all’università serve un certificato: gli uffici dell’Asl purtroppo sono chiusi. Risultato? Certificazione del medico, e rabbia per un’Italia che dopo 2 anni non ha ancora capito come vincere la burocrazia.