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Lunedì, 29 Aprile 2024
Cronaca Casal di Principe

Una sola foto in cella e riviste erotiche vietate: così vivono i boss al carcere duro

La relazione del garante Palma sulle condizioni del regime detentivo speciale: "Condizioni che assumono connotazione di pena corporale"

Celle in cui non filtra luce, pentole massimo di 25 centimetri di diametro, oggetti per l'igiene personale con disponibilità oraria. E ancora il numero limitato di matite o colori ad acquarello detenibili nella sala pittura (non oltre 12), di libri (4), le dimensioni e il numero delle fotografie che si possono tenere nella camera, il divieto di affissione alle pareti e alle altre superfici di fogli e fotografie, salvo "una singola fotografia di un familiare", l’esclusione dell’acquisto di alcuni quotidiani a diffusione nazionale. Addirittura il divieto di abbonarsi a riviste erotiche. Sono alcune delle limitazioni rilevate dal garante nazionale dei detenuti Mauro Palma che ha visitato i reparti dei penitenziari italiani in cui i detenuti sono ristretti al 41 bis, cioè al carcere duro.

I numeri del 41 bis

Ad oggi sono 740 i detenuti - di cui 12 donne - ristretti al 41bis tra cui i superboss dei Casalesi Michele Zagaria, Francesco Schiavone Sandokan, Francesco Bidognetti ma anche loro gregari che nella loro vita si sono resi protagonisti di efferati delitti. Di questi 613 hanno riportato almeno una condanna definitiva, 127 sono in misura cautelare, 204 stanno scontando l'ergastolo mentre 250 scontano una condanna a pena temporanea e 6 sono internati in "Casa di lavoro".

Il garante

All'esito delle visite, il Garante Palma ha ribadito "la necessità di una riflessione integrale sulla legge. In particolare, sulla compatibilità di tale regime con il diritto alla finalità rieducativa della pena". Il riferimento è al "rinnovo per decenni del regime speciale" e le motivazioni alla base delle proroghe che "fanno frequentemente riferimento al reato ‘iniziale’ per cui la persona è stata condannata e la persistente esistenza sul territorio dell’organizzazione criminale all’interno del quale il reato è stato realizzato". Elementi che, ad avviso del Garante, "disattendono le prescrizioni di attualizzazione delle particolari esigenze custodiali espresse costantemente dalla Corte costituzionale".  

I dubbi

Il garante Palma evidenzia alcuni dubbi. "Se il rischio del mantenimento dei collegamenti con la criminalità organizzata di provenienza viene ritenuto sussistente anche a distanza di oltre 20 anni dalla prima applicazione, quando non dall’inizio della detenzione, il dubbio sull’efficacia del sistema preventivo risulta legittimo". Un dubbio che si estende "all’effettiva finalità perseguita con la reiterazione del regime detentivo differenziato: se non è fondata sull’effettiva permanenza dei rischi di mantenimento dei collegamenti con l’associazione criminale, risulta diretta esclusivamente a imporre una forma afflittiva di detenzione". Di qui la necessità di una "profonda revisione" del "numero delle persone attualmente soggette al regime del 41 bis".

Le condizioni detentive

Ci sono poi ulteriori criticità rilevate nel corso delle sue visite ispettive. "Il Garante nazionale ha riscontrato condizioni diverse che rischiano di assumere di fatto una connotazione di pena corporale". Dalle schermature alle finestre fino alla permanenza di una serie di restrizioni che "incidono significativamente sulla qualità della vita delle persone ristrette" e che "non appaiono allineate alla finalità del regime: il diametro massimo di pentole e pentolini, la disponibilità oraria, con consegna al mattino e ritiro alla sera, di oggetti per l’igiene personale, il numero di matite o colori ad acquarello detenibili nella sala pittura (non oltre 12), il numero di libri (4), le dimensioni e il numero delle fotografie che si possono tenere nella camera, il divieto di affissione alle pareti e alle altre superfici di fogli e fotografie, salvo 'una singola fotografia di un familiare', l’esclusione dell’acquisto di alcuni quotidiani a diffusione nazionale".

Cos'è il 41bis e quali sono le regole

Il "carcere duro", introdotto dopo la strage di Capaci, ha la finalità di impedire ai boss di poter continuare a mantenere contatti con l'esterno. Nel tempo, però, si è ulteriormente appesantito e spesso, per decisioni difformi prese dai tribunali di Sorveglianza sono stati aggiunti divieti e "punizioni" che la norma non prevede affatto. Per questo non sono mancate le denunce per trattamenti ritenuti inumani e degradanti, sui quali è intervenuta anche al Corte Costituzionale.Essere detenuti al 41 bis significa prima di tutto essere sorvegliati 24 ore su 24 e vivere in una cella singola, senza alcun contatto con gli altri reclusi. Non sempre si ha diritto all'ora d'aria e i colloqui con i parenti possono avvenire solo una volta al mese e possono durare al massimo per un'ora, senza alcun contatto (c'è un vetro a separare il detenuto dai suoi famigliari). Non ci sono invece limitazioni per gli incontri con gli avvocati. La posta in entrata e in uscita viene tutta controllata e, se ritenuta sospetta o pericolosa, viene censurata. Ci sono poi delle limitazioni sul denaro che i carcerati possono avere a disposizione, ma anche sugli oggetti e i beni. 

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