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Martedì, 30 Aprile 2024
Cronaca Calvi Risorta

Appalti nel mirino del clan: due imprenditori tornano liberi

Accolta l'istanza di scarcerazione per Tullio Iorio e Raffaele Pezzella

Tornano liberi gli imprenditori Raffaele Pezzella e Tullio Iorio coinvolti in una indagine della Dda di Napoli su appalti truccati e somme di denaro distratte per eludere le disposizioni antimafia nel Comune di Calvi Risorta. È quanto disposto dall'Ottava Sezione del Riesame del tribunale di Napoli che ha accolto le istanze dei legali dei due imprenditori, gli avvocati Ferdinando Letizia e Giuseppe Stellato disponendo la scarcerazione dei due indagati.

Pezzella e Iorio sono stati destinatari di una ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip Gianluigi Visco del tribunale di Napoli lo scorso novembre ed eseguita dai carabinieri del Nucleo Investigativo Caserta. Tale misura ha coinvolto anche l'ex presidente dell'Asi Piero Cappello che tra il 2020 ed il 2021 ha ricoperto l'incarico di tecnico al Comune di Calvi Risorta; Giuseppe Napoletano; Carmine Petrillo; Carlo D'Amore. Le accuse a vario titolo vanno dall'associazione a delinquere finalizzata al trasferimento fraudolento di valori, turbativa d'asta, falso in atto pubblico,riciclaggio.

In particolare due le gare d'appalto finite nel mirino degli inquirenti per complessivi 3 milioni di euro e che vedevano coinvolti i due imprenditori Raffaele Pezzella e Tullio Iorio con i prestanome delle loro società coindagati Carlo D'Amore e Carmine Petrillo. Una riguardante lavori di manutenzione straordinaria della viabilità comunale interna e di collegamento verso strade sovracomunali come la SS 6 Casilina, l'altra riguardante interventi per l'adeguamento sismico ed efficientamento energetico del complesso scolastico Cales.

Secondo gli inquirenti, Cappello, attraverso uno stratagemma informatico, avrebbe modificato l'elenco delle ditte sorteggiate da invitare alla gara, ricavate, come normalmente previsto dall'iter, dalla piattaforma consortile Asmel.

Nel corso delle indagini, sarebbe emerso, inoltre, che i due imprenditori, attraverso la gestione occulta di alcune società, avrebbero drenato liquidità che sarebbe stata così sottratta ad eventuali misure di prevenzione. In questo modo una parte dei proventi sarebbe stata destinata al clan dei Casalesi. 

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