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Cronaca Santa Maria Capua Vetere

Nebbia ucciso da una pistola 7,65. Questura valuta funerali in forma privata

Per il medico legale il 26enne sarebbe stato sparato a distanza ravvicinata. Comitato per l'ordine pubblico in Prefettura

E’ stato sparato da una distanza ravvicinata ma non a bruciapelo. E’ stato il primo riscontro dell’esame autoptico effettuato sul corpo di Emanuele Nebbia, 26enne di Santa Maria Capua Vetere, vittima di un agguato la notte di San Silvestro quando è stato attinto da un colpo di pistola alla tempia destra sul pianerottolo di ingresso che conduce alle scale della palazzina della propria abitazione in via Traversa Raffaello.

Il medico legale Pietro Tarsitano, che ha eseguito l’autopsia, ha estratto l’ogiva conficcata nel cranio del 26enne. Si tratta di una pallottola calibro 7,65. Ulteriori accertamenti balistici stabiliranno la precisa traiettoria del colpo d’arma da fuoco esploso in modo da ricostruire con più precisione la sera dell’agguato. Ciò che è stato possibile verificare dal perito della Procura è che il colpo fatale è stato esploso a distanza ravvicinata ma non a bruciapelo.

La salma di Emanuele Nebbia è stata dissequestrata ma non è stata riconsegnata ai familiari a seguito di una disposizione del Questore di Caserta, Andrea Grassi che avrebbe ravvisato in merito alla celebrazione delle esequie eventuali problemi di ordine pubblico.

Mercoledì si riunirà il Comitato Provinciale Ordine e Sicurezza Pubblica presieduto dal Prefetto Giuseppe Castaldo con i vertici delle forze dell’ordine casertane ed il sindaco sammaritano Antonio Mirra. Le indagini sull’agguato compiuto ai danni di Emanuele Nebbia, su cui indaga la Dda partenopea sono in stallo. Le particolari condizioni climatiche ossia la presenza di nebbia la notte di San Silvestro, l’assenza di telecamere in prossimità delle Palazzine Iacp e la confusione dei festeggiamenti per l’arrivo del 2024, stanno rendendo ostica la ricostruzione degli investigatori. Permane ancora l’ipotesi del sostituto procuratore Graziella Arlomede della Dda, a cui sono state affidate le indagini, secondo cui sarebbe in atto una guerra tra ‘fazioni’ rivali per il controllo delle piazze di spaccio nelle Palazzine Iacp, un tempo dominio incontrastato dei Bellagiò, ed oggi nelle mani di due possibili gruppi rivali. 

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