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Sabato, 27 Aprile 2024
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A Caserta bisogna incazzarsi per ottenere anche il più semplice diritto

A Caserta bisogna incazzarsi per ottenere anche il più semplice diritto.

Lo abbiamo pensato in tanti, spesso. Lo abbiamo detto in pochi, altrettanto spesso. Stavolta, però, la riflessione non è mia. O meglio, lo spunto me lo ha dato un consigliere comunale del Partito democratico, esponente della maggioranza di governo.

Matteo Donisi ha scritto un post che rappresenta quello che pensa, quotidianamente, più della metà dei cittadini del Capoluogo. “Da quest'inverno noi dei Giovani Democratici di Caserta portiamo avanti una campagna di monitoraggio dei cosiddetti "parchetti dei supermercati" (le aree private ad uso pubblico che Lidl e compagnia bella devono realizzare e manutenere per poter aprire a Caserta). Una cosa semplicissima: andiamo lì, scattiamo le foto, organizziamo un piccolo dossier che consegnamo all'ufficio competente per segnalare eventuali disservizi. A distanza di mesi abbiamo notato che, quasi sempre e in tempi rapidi, dopo le segnalazioni le altalene rotte vengono ripristinate, l'erba incolta tagliata eccetera. Ora, ovviamente non avevamo alcuna intenzione di fare i paparazzi di siepi e canestri per sempre. Pensavamo "lo facciamo per un po', così poi diventa un automatismo e questi si ficcheranno in testa che fare le manutenzioni significa che le devi fare, le manutenzioni". Trascorsa l'estate (periodo durante il quale l'attenzione è fisiologicamente un po' calata) devo rassegnarmi all'idea che ciò non avverrà mai. Basta mollare un attimo la presa e tutto torna a morire nella solita inerzia, quella che ci fa domandare "ma perché le cose più banali a Caserta non funzionano?". Mi sono dato una risposta: forse è normale che sia così, forse per far sì che le cose funzionino serve una comunità incazzata, che rompe le scatole, che pretende ciò che le è dovuto, che lo fa ogni giorno, senza mollare un centimetro, perché ogni diritto (anche il più piccolo) va difeso, preteso, tutelato”.

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Donisi nonostante, la giovane età, non è un novizio della politica. Almeno non più. E’ al secondo mandato da consigliere comunale, sempre tra i banchi della maggioranza di Carlo Marino. Ma gli va dato atto di essere uno che le cose le dice, anche se spesso tentano di frenarlo. Perché Matteo è un ragazzo con un ruolo istituzionale che sta capendo, suo malgrado, tutte le difficoltà di indirizzare la macchina amministrativa.

Si dirà: colpa dei politici che ci governano. “Nì”. Non completamente. Perché se è vero che la politica manca, spesso, di attenzione nei confronti dei beni pubblici (senza parlare dei cittadini che, soprattutto nei nostri territori, ne hanno davvero poco rispetto), è altrettanto vero che la gestione e la competenza dei controlli spetta all’apparato dirigenziale.

L’incazzatura serve, per questo Matteo Donisi ha ragione. Ma il nodo centrale del problema è un altro. Quello che manca, oggi, a Caserta è la riconoscibilità dell’autorità amministrativa. Perché se mai nessuno inizia a punire, realmente, chi non garantisce un servizio pubblico (ed i parchetti dei supermercati sono solo una parte del problema), allora i ‘privati’ si sentiranno sempre liberi di evadere i propri doveri, per poi muoversi solo quando le cose gli verranno segnalate. Fin quando le conseguenze non ne arrivano...

Bisogna incazzarsi, è vero. Ma nei limiti che il nostro fegato ci impone. Perché in ogni singola famiglia i problemi non mancano (anche più gravi, purtroppo) e qui si è costretti tutti i giorni a combattere con la burocrazia, anche per la scelta di un semplice medico di famiglia.

Anche per questo sono stati creati i rappresentanti del territorio: consiglieri comunali, consiglieri provinciali (quelli ante riforma, che venivano eletti dai cittadini), consiglieri regionali, deputati e senatori. Loro sono (anzi, sarebbero) deputati ad affrontare e risolvere i problemi della comunità.

Certo, i risultati, finora, non sono stati granché. E non lo sono da anni.

Però, a Matteo Donisi, un appello voglio lanciarlo: continua ad incazzarti, insieme ai tuoi colleghi dei Giovani Democratici. La rabbia dei giovani è fondamentale, non per sperare in futuro migliore, ma per cercare di migliorare già il presente.

C’è bisogno di energia fresca per una città che si sta lentamente spegnendo.

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