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Lunedì, 29 Aprile 2024
Politica Casagiove

Lettera aperta alla citt di Casagiove

Casagiove - "L'intenso e franco dibattito in corso nel PD, l'unico luogo ove si pratica, in città, la democrazia, perché altrove il cacicchismo autoreferenziato è la regola, mi ha convinto ad esplicitare un disagio e proporre qualche...

"L'intenso e franco dibattito in corso nel PD, l'unico luogo ove si pratica, in città, la democrazia, perché altrove il cacicchismo autoreferenziato è la regola, mi ha convinto ad esplicitare un disagio e proporre qualche considerazione, ma anche a lanciare un accorato appello perché la si smetta, subito, con tanti, esasperati tatticismi e si ponga mano alle idee, al progetto che la città impone perché si superi la crisi e si ritorni a possedere il futuro.
Non avevo mai visto, coniugate insieme, tanta confusione e tanta latitanza di idee in questa mia città, martoriata dalla crisi, assediata dal catapecchismo culturale, con sempre meno identità e sempre più decadente. Ambizioni smodate, trasformismi, machiavellismo, gattopardismo, tartufismo, faide, anche familiari, l'uzzolo del potere, genericismo e superficialità, degrado della comunicazione e del linguaggio, verità uccisa dal relativismo etico e dal tornaconto, camorra negata: sembrano aver appiastrato, ovunque, il dubbio e cancellato i problemi veri della gente..
Avverto, dolente, farsi strada il pessimismo dell'intelligenza collettiva di una comunità che vede rinsecchire i suoi valori e sbiadire la sua storia. Il confronto politico sta diventando lotta crudele soggettivizzata a seconda dei calcoli personali; l'evidenza viene negata spudoratamente per far posto all'interesse privato fatto passare per interesse oggettivo.
Pranzi, cene, eventi kitsch, e financo paccottiglia di laurina memoria sono l'armamentario per captare effimere benevolenze elettorali. Immancabili le promesse di "posti" elargite in quantità industriali e in ogni campo, ai limiti, o forse oltre, il voto di scambio, migliaia di manifesti pronti, volantini, depliant, pieghevoli, cartoncini mignon pronti a lordare muri e strade, a intasare le cassette postali, privi di un messaggio etico, ma pieni di ordini perentori (VOTA…hai capito?...VOTA… e sta zitto) o slogan mielosi, copiati dalle raccolte dei tipografi. Ci sono in giro rumorosi "re travicello" che sorridono come la reclame del callifugo Ciccarelli e pensano, già come faine, al pollaio da saccheggiare.Ma dov'è la città che pensa, che sogna, che è solidale, che sa sorridere, che sa di altruismo, che sa di modestia e di umiltà, che lavora, che non si arrende, che rincorre giustizia e pace, che blinda il futuro perché non venga rubato alle giovani generazioni dalla camorra, dalla mala politica, dai cattivi maestri, dalle droghe, dai bugiardi, da quanti sanno contare, ma non sanno amare.
Dov'è la città semplice e ottimista, linda e ordinata che esalta la voglia di vivere, che tende le mani al bisogno Dov'è la città paziente e attiva, saggia e onesta, laboriosa e intraprendente, tradizionale e moderna, unita e forte.
Dove si è sbagliato se tutto quello che avremmo voluto, tutto quello che abbiamo sperato ieri, oggi, non lo ritroviamo? E' possibile che sia così difficile guardare in faccia alle proprie coscienze ?.... e siano così pochi coloro che sono disposti a condividere la sofferenza di un amico, a riconoscere il merito, a difendere la verità, a battersi per i deboli, a contrastare la violenza, che è financo nell'aria, a credere nella scuola, nella cultura, nel sapere che sono civiltà e futuro, ad amare la propria città e la propria gente?
Forse è tempo che si spezzi questa spirale. E' tempo che si guardi in faccia la realtà e si propongano terapie, anche dolorose, smettendola di blandire e nascondere l'immondizia sotto i tappeti. La realtà è drammatica. I deliri onnipotenziali, i cicisbeismi e la propaganda costruiscono cortine fumogene che ci impediscono di vedere la realtà. Sarebbe il caso di quantificare le sofferenze e il disagio, di studiare la composizione della società e, insieme, i bisogni e le potenzialità che essa racchiude.Qui, posso lanciare un ennesimo allarme, che finirà inascoltato come gli altri: la città è in ginocchio. In un solo anno di crisi, dal 2008 al 2009, i redditi imponibili complessivi di tutti i Casagiovesi, sono diminuiti di 665.538 €. I percettori di reddito sono diminuiti dell'1,20%. Per ciascun produttore di reddito ci sono, mediamente, 2,46 persone a carico che non guadagnano nulla. 393 nuclei familiari ( corrispondenti a circa mille persone) possono contare su un'entrata annuale che è al massimo di 5.000 € ; 2,09 € a persona, come nel terzo mondo.Collocando realisticamente a 15.000 € di reddito annuo la soglia di povertà possiamo dimostrare che poco meno del 30% della popolazione è collocata in questa fascia. Quasi 4.200 persone.
Lo stesso Comune, che col federalismo si stima incasserà 960.000 € in meno, col calo dei redditi complessivi registrerà un taglio dell'addizionale IRPEF e, nel giro di qualche anno, con i mutui rinegoziati, in parte anche a tassi superiori a quelli precedenti, da restituire a rata maggiorata, mancherà di risorse con conseguente riduzione dei già scarni servizi e aumento della tassazione locale..
Tutto ciò, ma tant'altro, richiederebbe un serio approccio da parte dei tanti che vedo agitati, anche oltre misura, a ricercar consensi ad elargire baci, abbracci e chiacchiere con la prorompenza di uno tsunami, con la vacuità del nulla, mentre la centrale di Fukushima diffonde iodio e plutonio, mentre il nord-africa esplode e un esercito di persone l'abbandona, mentre col processo breve si torna alla dittatura del forte e del ricco, mentre la cricca prova a toglierci l'acqua per darla ai privati, mentre la città è in ginocchio, mentre in essa la disoccupazione, con la componente giovanile e femminile in primis, è a livelli mai registrati.
Aspiro, per la mia città, poter imbattermi in atteggiamenti più responsabili, anche se tardivi; prego per vedere la verità riemergere dalle fumisterie della propaganda, sogno che l'onestà scacci la furbizia, rivendico rispetto per i cittadini. Forse, chiedo troppo".

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