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Sabato, 27 Aprile 2024
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Omicidio camorra del 2003: pene pesantissime per affiliati clan Belforte

Marcianise - Nel primo pomeriggio di ieri, la Squadra Mobile di Caserta, diretta dal Vice Questore dr. Alessandro Tocco, ha eseguito un'ordinanza di custodia cautelare emessa dalla II Sezione della Corte di Assise presso il Tribunale di S. Maria C...

Nel primo pomeriggio di ieri, la Squadra Mobile di Caserta, diretta dal Vice Questore dr. Alessandro Tocco, ha eseguito un'ordinanza di custodia cautelare emessa dalla II Sezione della Corte di Assise presso il Tribunale di S. Maria C. V. (Caserta), su richiesta della Procura Antimafia di Napoli, nei confronti di: Amato Michelangelo, 38enne di Capodrise; Bellopede Camillo Antonio, 35enne residente a Marcianise, detenuto; Zarrillo Antonio, 47enne di Capodrise.
I tre sono gravemente indiziati di concorso in omicidio aggravato dalla premeditazione, dalla crudeltà e dall'avere agito per agevolare l'organizzazione camorrista dei Belforte detti "Mazzacane" di Marcianise (Caserta), al quale gli inquirenti ritengono siano tuttora affiliati.In particolare, la citata assise, pronunciando sentenza di condanna alla pena dell'ergastolo nei confronti di Bellopede Camillo Antonio ed alla pena di anni 30 di reclusione nei confronti di Amato Michelangelo e Zarrillo Antonio per concorso nell'omicidio di Sagliano Francesco, avvenuto il 3.10.2003 a Marcianise, emetteva contestualmente, su richiesta della Procura Antimafia, un provvedimento cautelare in carcere. 15 anni e 11 mesi ai collaboratori di giustizia Domenico Cuccaro e Antonio Gerardi.
"La misura – è spiegato in una nota stampa della Questura di Caserta - rappresenta l'epilogo di scrupolose indagini condotte dalla Squadra Mobile di Caserta, e coordinate dalla Procura Antimafia di Napoli, relative ad uno dei più brutali omicidi consumati dal clan dei Mazzacane nel contesto della endemica faida che li contrapponeva, tra gli anni '90 ed i primi del 2000, al clan dei Piccolo detti Quaqquaroni, con i quali si contendeva il controllo delle attività illecite nel comprensorio di Marcianise, Caserta e comuni limitrofi".
"Le indagini – continua il comunicato - accertavano che Sagliano Francesco, venne assassinato a colpi d'arma da fuoco, il 3 ottobre 2003 a Marcianise, perché, per conto dei Piccolo, aveva partecipato ad un'attività estorsiva in danno di un imprenditore già taglieggiato dagli emissari dell'opposto clan dei Belforte. Particolarmente efferate furono le modalità dell'omicidio. Infatti, il gruppo di fuoco attese la vittima sotto l'abitazione della fidanzata a Recale. Non appena la ragazza discese dalla vettura del Sagliano e varcò il portone dello stabile, la vettura con i killers tentò di bloccarlo, ma il giovane, accortosi della manovra, tentò la fuga. Ne nacque un lungo inseguimento attraverso le vie di Recale, Capodrise e Marcianise, dove Sagliano imboccò una strada ostruita da un cantiere per la realizzazione della rete fognaria, dove finì in una buca insieme all'auto degli inseguitori, che lo tamponò violentemente. I killers, che durante l'inseguimento, sprezzanti del rischio di colpire inermi passanti, avevano sparato decine di colpi all'indirizzo del fuggitivo, raggiunsero e bloccarono il giovane che, probabilmente già ferito ad un fianco, aveva tentato la fuga a piedi, ma crollato in terra, venne finito a colpi di pistola nonostante implorasse pietà. Peraltro, uno degli assassini infierì ripetutamente sul volto del giovane con il calcio di un fucile. Subito dopo, poiché la vettura del gruppo non era più marciante, la stessa venne incendiata sul posto e, per la fuga, fu rapinata una Renault Clio ad un automobilista terrorizzato che aveva assistito all'agguato".
I citati Amato Michelangelo, Bellopede Camillo Antonio e Zarrillo Antonio, per i fatti per i quali sono stati condannati ieri, erano stati già arrestati l'1 luglio 2011 in esecuzione di un'ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dall'Uff. del gip presso il Tribunale di Napoli su richiesta della Dda partenopea, unitamente ad altri esponenti del clan Belforte. Amato Michelangelo è stato arrestato in aula, immediatamente dopo la lettura della sentenza, mentre Zarrillo Antonio è stato arrestato a Castel Volturno, presso un noto ristorante, durante il pranzo nunziale della figlia, invece a Bellopede Camillo Antonio, la misura è stata notificata in carcere, in quanto detenuto per altra causa.
"La condanna pronunciata ieri – conclude il comunicato della Questura - conferma appieno la ricostruzione del delitto operata dalla Squadra Mobile di Caserta, peraltro confermata dai collaboratori di giustizia Cuccaro Domenico, Gerardi Antonio, Froncillo Michele ed Aveta Pasquale, che parteciparono al raid omicidiario.
Secondo le indagini, la decisione di eliminare Sagliano fu assunta da Musone Vittorio, Piccolo Gaetano e Trombetta Luigi che, all'epoca dei fatti, reggevano il clan Belforte, stante la contemporanea detenzione dei suoi capi storici, i fratelli Domenico e Salvatore Belforte. Inoltre, venivano accertati anche i ruoli degli esecutori materiali del delitto, infatti risultava che il commando era composto da Aveta Pasquale, Cuccaro Domenico, Gerardi Antonio e Zarrillo Francesco, mentre Amato Michelangelo, Bellopede Camillo Antonio e De Simone Vincenzo svolsero il ruolo di avvistatori della vittima. Invece, Della Ventura Antonio, Froncillo Michele e Zarrillo Antonio procurarono e trasportarono le armi utilizzate nell'agguato: un fucile mitragliatore Kalashnikov, un revolver cal. 44 Magnum mod. Sturm Ruger, una pistola semiautomatica Beretta cal. 9x21 e un fucile da caccia cal. 22 a canne sovrapposte, abbandonate dai killers sul luogo del delitto".

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