Nicola Schiavone si abbatte come uno tsunami sul clan dei Casalesi
Il figlio di Sandokan si è pentito a luglio facendo i nomi di politici ed imprenditori in odore di camorra
Un vero e proprio tsunami quello che nel 2018 ha colpito il clan dei Casalesi con l'inizio della collaborazione con la giustizia di Nicola Schiavone, figlio del capoclan Francesco Sandokan, che da luglio scorso sta parlando con i magistrati dell'Antimafia.
Schiavone ad avviso della Procura della Dda è un collaboratore attendibile al punto da essere chiamato in aula in diversi processi ben prima del termine dei 180 giorni canonici per il riconoscimento dello status di collaboratore di giustizia. Il rampollo del boss è già intervenuto in sede dibattimentale per due volte: al processo d'Appello per il re del pane Gianni Morico e nel processo "Jambo" che vede alla sbarra gli ex sindaci di Trentola Ducenta Michele Griffo e Nicola Pagano insieme al patron del centro commerciale Alessandro Falco.
Ed in entrambe le circostanze le parole di Schiavone hanno portato a svelare circostanze nuove al punto da far ribaltare la sentenza per Morico (assolto in primo grado e condannato a 6 anni e 8 mesi in Appello dopo la testimonianza del figlio di Sandokan) e portare al cambio dell'imputazione per Michele Griffo, passato da concorso esterno ad associazione di stampo mafioso.
Ma Schiavone in questi mesi ha parlato anche dei rapporti tra politica e camorra, come nel caso di Fortunato Zagaria e dei suoi rapporti con il boss Michele Zagaria e dovrà parlare in aula alla fine di gennaio; di usura, con i soldi dei boss prestati a strozzo ad imprenditori in difficoltà; dell'affare gas, di quello rifiuti e dei big della politica in contatto con il clan dei Casalesi.
Molti di questi verbali sono ad oggi "omissati" con le dichiarazioni di Schiavone su cui si stanno concentrando le attenzioni degli inquirenti antimafia e che nel 2019, inevitabilmente, porteranno a nuovi sviluppi investigativi.
