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Domenica, 28 Aprile 2024
Cronaca Pastorano

Omicidio di Pasqua, la moglie della vittima: "Litigammo e non è più tornato a casa"

I familiari di Pavlo sentiti in Corte d'Assise hanno raccontato il tagico giorno del delitto

“A me non piaceva Ihor, non volevo che mio marito avesse a che fare con lui. Sapevo che beveva e mio marito nell’ultimo anno era un po’ cambiato e nel fine settimana beveva un po’ di più. Il giorno di Pasqua litigammo perché lui non rientrò a casa. Ricevetti la telefonata dei carabinieri alle 3 di notte che mi avvisavano che mio marito non c’era più. Io pensavo che fosse rimasto tutto il tempo con il fratello dopo il pranzo, ecco perché litigammo ed invece era da Ihor”. Sono le dichiarazioni rese nel corso dell'udienza celebrata in Corte d'Assise presieduta dal giudice Roberto Donatiello, con a latere Honoré Dessi, nel processo a carico di Ihor Varvachyn, 49enne ucraino, accusato dell' efferato omicidio dell'amico e connazionale Pavlo Zapprozhets, 47enne ucraino, ucciso con 30 coltellate la sera di Pasqua (17 aprile 2022) all'interno di un container in un fondo presso il New Village Dog in località Canale a Pastorano.

A parlare la moglie della vittima che non ha mai visto di buon occhio la conoscenza tra il marito e l’imputato. “Mio marito conosceva Ihor da tempo in quanto connazionale ma non erano amici per quanto io ne sappia. Mio marito cominciò ad avere a che fare con lui perché trovò un randagio e lo portò al canile dove lavorava Ihor. Portava lì anche i miei figli ed i miei nipoti per farli giocare con i cani. Si frequentavano per via del cane”- ha sottolineato la moglie della vittima.

Nel corso dell’udienza è stato escusso anche il fratello della vittima con il quale Pavlo si era trattenuto il giorno di Pasqua scatenando un litigio con la moglie. “Si è trattenuto con me fino alle 14, dovevamo vederci nel pomeriggio per una passeggiata al mare ma vedendo che aveva litigato con la moglie non lo chiamai. Ricevetti di notte la telefonata dei carabinieri che mi chiedevano di Ihor e se avessi visto mio fratello. Non mi dissero più nulla ed io tramite connazionali contattai la compagna di Ihor che mi disse che era successo un guaio e che Ihor le aveva detto che aveva ucciso qualcuno a coltellate” – ha spiegato il fratello di Pavlo aggiungendo che non era contento che il fratello avesse rapporti con Ihor perché un poco di buono e che li legava l’amore per i cani.

E’ stato escusso anche l’ex comandante del nucleo operativo della compagnia carabinieri di Capua che condusse le indagini all’epoca del delitto, il maggiore Francesco Ciardiello che ha chiarito come sono stati poi identificati i soggetti intercettati. Riguardo la serata del 17 aprile 2022 come ricostruito dai carabinieri i due connazionali avevano deciso di festeggiare insieme Pasqua proprio nel container dove Ihor Varvarchyn viveva in qualità di custode del canile. Complice l'alcol presumibilmente riemersero vecchi rancori e tra i due nacque un diverbio degenerato nel sangue. La chiamata in centrale operativa provenne da una donna, la proprietaria del ricovero per cani. I militari giunti presso il fondo su cui insisteva il New Village Dog trovarono la proprietaria del canile, la socia e l'imputato, quest'ultimo col volto tumefatto e con i vestiti sporchi di sangue e in stato confusionale seduto a terra sull'uscio del container. Le due donne nonostante avessero davanti a sé una scena raccapricciante cercavano di coprire l'imputato con dei giacconi perché era una serata molto fredda.

All'interno del container dove viveva Ihor Varvachyn in quanto custode del canile giaceva senza vita il corpo dell'amico e connazionale Pavlo Zapprozhets. Era a pancia in giù, con le gambe incrociate e le punte dei piedi distese giacché era senza scarpe, con il volto rivolto verso l'ingresso del container in una pozza di sangue. Presentava numerose ferite da arma da taglio ed il lobo dell'orecchio sinistro tagliato oltre che una profonda lesione al capo sul lato sinistro.C'era sangue ovunque. Un elettrodomestico sito all'interno del container ne era intriso, tanto da riuscire a stento a scorgerne le parti metalliche. All'interno della cucina i militari rinvennero un coltello da cucina semi immerso nel lavello, lungo circa 30 centimetri tra manico sporco di sangue e lama. Nel lavabo galleggiavano residui organici tra quelli di cibo. A terra i carabinieri ritrovarono tre pentole di cui alcune con il fondo divelto e sporche di sangue.

L'imputato quando sopraggiunsero i carabinieri disse di esser ferito, che aveva avuto una colluttazione con la vittima e che un'altra persona si era allontanata. I sanitari del 118 che accorsero constatarono il decesso della vittima ed appurarono che l'imputato non aveva lesioni ma venne comunque trasportato presso il presidio ospedaliero di Sessa Aurunca per accertamenti. A seguito dei controlli e rilievi dei ris del comando provinciale di Caserta si escluse la presenza di un'altra persona ed il racconto dell'imputato è stato considerato un tentativo di depistaggio.

Non è stato dello stesso avviso il difensore dell'imputato, l'avvocato Giulia Tescione, giacché sul luogo teatro del delitto c'erano orme e impronte insanguinate non repertate. Questione che ha acceso gli animi tra il legale ed il pm alla luce del fatto che ogni reperto va campionato e la campionatura è al vaglio di tecnici biologici del Racis dei Carabinieri di Roma. Pavlo venne prima tramortito con una padellata alla testa da Ihor, cadde a terra e mentre era in posizione prona venne colpito da 30 fendenti con un coltello da cucina con lama monotagliente da 10 centimetri su tutto il corpo. I fendenti si concentrarono all'addome e al torace. Alcune coltellate provocarono la lesione del lobo inferiore del polmone sinistro e la lesione della parete cardiaca in corrispondenza del ventricolo sinistro. Lesioni quest'ultime che provocarono alla vittima uno shock ipovolemico di natura emorragica che portò ad una insufficienza cardiaca acuta e ciò ne determinò il decesso. Si torna in aula nel mese di dicembre per l'escussione della compagna dell’imputato. I familiari della vittima costituitisi parti civili sono difesi dagli avvocati Francesco Parente e Debora De Maio.

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