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Lunedì, 29 Aprile 2024
Cronaca Pignataro Maggiore

No del giudice al solo risarcimento, il processo ai Ligato va avanti

Il Gup Baldassarre del tribunale di Napoli ha respinto la richiesta di giustizia riparativa

No del giudice sulle richieste di giustizia riparativa. E' quanto accaduto nel processo che vede coinvolti i fratelli Raffaele Antonio, Felicia, Pietro Ligato e Fabio Papa, accusati di estorsione, tentata estorsione e di lesioni personali, aggravati dalla finalità di agevolare il clan camorristico Lubrano-Ligato, egemone nel comune di Pignataro Maggiore, che si sta celebrando con rito abbreviato dinanzi al gup Antonio Baldassarre del tribunale di Napoli. 

Il giudice partenopeo ha sciolto la sua riserva sulle richieste dei difensori in merito alla giustizia riparativa- cioè l'estinzione del reato con il risarcimento del danno alla parte offesa- con un secco 'no'.  A parere del gup non sussistono i presupposti per l'accoglimento. Si torna in aula nel mese di novembre per la requisitoria del sostituto procuratore Simona Belluccio della Dda di Napoli.

Raffaele Antonio, Felicia e Pietro Ligato nonché Fabio Papa - assistiti dagli avvocati Carlo De Stavola, Emilio Martino, Marco Argirò - furono raggiunti da provvedimenti cautelari in carcere che hanno costituito il risultato di un’intensa attività investigativa svolta dai carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Caserta, unitamente ai colleghi del Comando Compagnia di Capua.

Le indagini, coordinate dalla Dda di Napoli, furono avviate nel mese di agosto e condotte attraverso un’ampia piattaforma tecnica ed una mirata attività esterna di riscontro, che ha consentito di disvelare la realizzazione di condotte estorsive decennali compiute, sin dal 2007, nei confronti di imprenditori operanti nel settore delle onoranze funebri a Pignataro Maggiore, i quali, subendo azioni intimidatorie, avrebbero corrisposto la somma di 3mila euro mensili. Gli inquirenti hanno accertato, inoltre, il compimento di un’ulteriore presunta estorsione ai danni di un imprenditore di Pastorano, al quale si imponeva la consegna di un lotto del cimitero di Pignataro Maggiore oppure la somma di 18mila euro.

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