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Domenica, 28 Aprile 2024
Cronaca San Felice a Cancello

Droga dei 'Cervinari', macellaio rischia accusa di falsa testimonianza

Il teste non vuole 'inguaiare' l'amico imputato e la Dda trasmette gli atti in Procura

Atti in Procura con l’accusa di falsa testimonianza per il macellaio reticente. E’ quanto accaduto nel corso dell’udienza celebrata dinanzi alla Seconda Sezione Penale del tribunale di Santa Maria Capua Vetere presieduta dal giudice Antonio Riccio - con a latere i giudici Alessandra Cesare e Francesca Auriemma – nel processo a carico di 8 persone coinvolte nella maxi inchiesta sul monopolio della droga gestito da Filippo Piscitelli, alias 'o Cervinaro, nell'area della Valle di Suessola (Arienzo, Cervino, San Felice a Cancello e Santa Maria a Vico), oltre che nelle province di Benevento e Napoli.

“Non voglio inguaiare uno dei miei clienti perché poi non voglio che si dica nel paese (Arpaia) che uno viene da me a comprare la carne e finisce in tribunale”. E’ quanto ribadito dal teste escusso con molta reticenza, dal sostituto procuratore Luigi Landolfi della Dda di Napoli. La figura del macellaio è emersa in una conversazione captata intercorrente tra lo stesso e Antonio Papa dove si faceva riferimento alla vendita di un pollo. Per la Dda quel riferimento era relativo alla vendita di droga e alle domande del magistrato antimafia il teste ha inanelato una serie di “non so” fino all’ammissione finale di non voler mettere in difficoltà l’amico Antonio Papa finito sotto processo insieme a Nicola Amato, Annunziata Floriano, Gennaro Morgillo, Anna Papa, Clemente Pelaggi, Umberto Zampella, Daniele Rivetti.

A seguito della reticenza del teste il pm ha richiesto la trasmissione degli atti in Procura con l’accusa di falsa testimonianza. Si torna in aula nel mese di novembre per l’escussione di ulteriori testi. Gli 8 imputati che hanno scelto il rito ordinario (altri 30 scelsero il rito abbreviato) furono destinatari di altrettanti provvedimenti cautelari emessi dal tribunale di Napoli nell’aprile 2022 poiché ritenuti responsabili di associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti e detenzione ai fini di spaccio. Dalle indagini risultò che il gruppo criminale era collegato al clan Massaro e gestiva in maniera monopolistica il traffico di droga. L’attività investigativa, avviata dall’ottobre 2018 al maggio 2020, condotta attraverso un’ampia piattaforma tecnica ed una mirata attività esterna di riscontro da parte degli uomini del nucleo investigativo dei carabinieri del comando provinciale di Caserta accertò, l’operatività del gruppo criminale.

E’ stato individuato sia il vertice sia le articolazioni periferiche del sodalizio, quest’ultime deputate allo spaccio al dettaglio che avveniva mediante una capillare distribuzione sul territorio di diverse piazze di spaccio, ciascuna affidata ad un sodale con l’obbligo di rifornirsi presso i canali di approvvigionamento indicati dal vertice criminale. E’ stato documentato come il gruppo per affermare la supremazia sull’area di influenza, ma soprattutto allorquando emergevano criticità per il recupero crediti dai gestori di piazze di spaccio da loro rifornite, non abbia esitato a fare ricorso a minacce armate, violenti pestaggi ed atti incendiari. Nel corso dell’attività sono stati recuperati 200 grammi di hashish, 350 di cocaina, 1 pistola marca beretta cal. 7,65 nonché segnalati alle Prefetture numerosissimi assuntori di stupefacenti. Infine è stata appurata l’esistenza di una riservata rete telefonica costituita da cellulari “dedicati”, che consentiva le comunicazioni tra alcuni indagati e loro familiari ristretti in strutture carcerarie.

Nel collegio difensivo sono impegnati gli avvocati Romolo Vignola, Carlo Perrotta, Stefano Melisi, Clemente Crisci, Igino Nuzzo, Alfonso Iovino, Michele Di Fraia.

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