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Lunedì, 29 Aprile 2024
Cronaca Castel Volturno

Infiltrazioni dei Casalesi negli appalti, l'ex vicesindaco in aula: "Non sono un camorrista"

Marcello chiarisce ai giudici la sua estraneità ai fatti

“Non sono un cammorista. Ancora oggi dopo 13 anni provo una grande amarezza, non solo perché quelle cose non le ho fatte ma non avrei pensato di farle neppure da ubriaco e sono astemio. I collaboratori di giustizia mentono”.

Sono le dichiarazioni rese dall’ex vicesindaco di Castel Volturno Lorenzo Marcello nel corso dell'udienza che si sta celebrando dinanzi alla Seconda Sezione del tribunale di Santa Maria Capua Vetere presieduta dal giudice Antonio Riccio con a latere Alessandra Cesare e Francesca Auriemma, nel processo sulle infiltrazioni del clan dei Casalesi negli appalti affidati dal comune di Castel Volturno. Marcello ha chiesto al collegio di essere escusso ed ha spiegato di essere estraneo alle vicende che lo vedevano come il collettore del clan dei Casalesi in particolare di Michele Zagaria per la concessione di permessi edilizi per la realizzazione dell’ Hotel Vassallo, il Domizia Village ed il Giolì.

“Le licenze ed i permessi su cui ho apposto la mia firma erano leciti e quando sono state riscontrate delle irregolarità o dalla Procura o dalla Questura sono stato il primo a segnalare all’ufficio tecnico in modo che si provvedesse alla revoca. Se poco poco ero colluso sarei stato zitto” ha chiarito l’imputato Marcello. In merito ai voti ottenuti col placet del clan camorristico secondo le dichiarazioni di alcuni pentiti tra cui Luigi Guida che vedevano protagonista l’ex vicesindaco, lo stesso ha chiarito: “lui fa riferimento alle elezioni comprate coi voti della camorra nel 1995 e nel 2005 tirandomi in ballo quando io non ero neanche candidato”.

Il processo riguarda vicende satellite collegate alla 'vicenda madre' con protagonisti i due ex sindaci castellani Francesco Nuzzo e Antonio Scalzone nonché i membri delle rispettive giunte e dipendenti comunali oltre che il comando della polizia municipale. Le accuse mosse dalla Dda di Napoli furono concorso esterno ad associazione a delinquere di stampo mafioso, concussione, turbativa d'asta, abuso d'ufficio, omissione in atti di ufficio. Tra gli indagati, oltre ai due ex primi cittadini Francesco Nuzzo (assolto per i reati di concorso esterno in associazione camorristica e concussione) e Antonio Scalzone, compare l'ex vicesindaco Lorenzo Marcello (assolto per il reato di concussione), Raffaele Gravante, Antonio Di Tella, Gino Fulco, Giovanni Luzzi, Giovanni Graziano, Sebastiano Conte. L'inchiesta madre si disarticolava da tre vicende ben distinte quali la realizzazione del Centro Commerciale Giolì, l'appoggio elettorale a Francesco Nuzzo dal clan dei Casalesi e le minacce ai rispettivi sindaci concorrenti (Nuzzo e Scalzone) dalle rispettive fazioni di Bidognetti e Zagaria/Schiavone per 'piazzare' il loro 'favorito'.

Le contestazioni mosse nel tempo ossia dal 2005 hanno avuto come filo conduttore l'illiceità degli atti amministrativi compiuti dalle vicendevoli ammistrazioni comunali (prima di Nuzzo poi di Scalzone) in special modo in merito alla realizzazione per la realizzazione di opere o per conto del clan dei Casalesi o comunque in cambio di tangenti. Si torna in aula a marzo per la requisitoria del sostituto procuratore Maurizio Giordano della Dda di Napoli.

Nel collegio difensivo sono impegnati gli avvocati Giuseppe Stellato, Ferdinando Letizia, Giovanni Cantelli, Claudio Sgambato, Enzo Di Vaio, Patrizia Sebastianelli, Romolo Vignola, Carmine Ippolito.

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