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Lunedì, 29 Aprile 2024
Cronaca Grazzanise

Operaio morto dopo la caduta, l'aiutante: "Salì sulla tettoia di sua iniziativa"

L'imputato nel suo esame: "Ci accordammo solo per l'intonacatura della stalla"

“C’è uno squarcio sul tetto tra le tegole e la coibendata, vado ad aggiustarlo. Voglio fare bella figura. Io cercai di dissuaderlo ma non ci sono riuscito. Poco dopo sentii un rumore sordo, un tonfo e trovai il signor Valente con la testa aperta a terra nel sangue. Io lo chiamavo ma lui non rispondeva, respirava a fatica. Non volevo che morisse. Corsi a chiedere aiuto. Il signor Cacciapuoti (Eduardo Gerardo) stava ritornando in azienda con la macchina. Gli sono corso incontro e gli ho spiegato che Valente era caduto. Lo aiutai a caricarlo in macchina e lo portò in ospedale. Io sono rimasto lì in azienda. Ho preso i detriti sporchi di sangue e li ho messi in una carriola. Ho avuto paura che il signor Antonio potesse avere problemi perchè lavorava in nero. Era come un padre per me e prendendomi a lavorare con lui, mi dava una mano”.

Sono le dichiarazioni rese dal manovale allora diciassettenne di Antonio Valente, operaio morto a seguito di una caduta dalla tettoia di una azienda agricola i cui lavori di rifacimento gli erano stati affidati il 23 gennaio 2020. È quanto accaduto nel corso dell'udienza celebrata dinanzi al giudice monocratico Marzia Pellegrino del tribunale di Santa Maria Capua Vetere nel processo che vede imputati per omicidio colposo in concorso e violazione degli obblighi del committente Alfonso Cacciapuoti e il padre Edoardo Gerardo Cacciapuoti, entrambi di Grazzanise, rispettivamente in qualità di committente e titolare dell'azienda agricola.

Secondo la ricostruzione del sostituto procuratore Daniela Pannone, il più anziano è ritenuto il committente di fatto dei lavori di riparazione dell'intonaco di una tettoia in eternit della loro azienda zootecnica sita sulla Strada Provinciale 333 a Grazzanise in località Acquaro, affidati ad Antonio Valente il quale non risultava iscritto alla Camera di Commercio né era titolare di alcuna posizione Inps. L’operaio, nel ripararla, cadde da circa 4 metri di altezza e a causa delle lesioni gravissime spirò 5 giorni dopo l'incidente (il 28 gennaio 2020) presso la Clinica Pineta Grande di Castel Volturno per arresto cardio-circolatorio per via dei politraumi al cranio, al volto ed al torace. L'azienda zootecnica venne sequestrata ad opera dei carabinieri della locale stazione ed i congiunti Cacciapuoti vennero ritenuti responsabili della morte dell'operaio.

Nel corso dell’udienza sono emerse le ‘false dichiarazioni’ rese sia dal manovale che dall’imputato Eduardo Gerardo Cacciapuoti. Entrambi dissero ai carabinieri che Valente stava raccogliendo la legna da un albero in azienda ed era caduto dalla scala. Salvo poi ammettere la ‘bugia’ e rendere la versione dei fatti al momento della tragedia. E’ stato escusso l’imputato Eduardo Gerardo Cacciapuoti e dall’esame è emerso che i lavori di cui doveva occuparsi la vittima riguardavano l’intonacatura della stalla e che la riparazione della tettoia non fu mai commissionata ma fu di libera iniziativa dell’operaio. Si torna in aula nel mese di maggio per la requisitoria del pm e la discussione del legale degli imputati, l’avvocato Paolo Raimondo.

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