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Cronaca San Cipriano d'Aversa

Quattro morti nella faida di camorra, il boss pentito: "Tutto il clan si mobilitò"

Sono le dichiarazioni rese nel processo a carico di Giancarlo Iovine per il quadruplice omicidio dell luogotenente cutoliano Antonio Pagano e tre suoi seguaci Giuseppe Orsi, Giuseppe Gagliardi e Giuseppe Mennillo

"Sono andato al consorzio e gli ho detto che mi servivano i locali. Gli ho spiegato il motivo per il quale mi servivano. Antonio Pagano doveva morire e gli dissi che era una cosa che interessava pure a lui perché andava tolto di mezzo pure Giuseppe Gagliardi che accoltellò il padre di Giancarlo Enrico nel carcere di Santa Maria Capua Vetere. Giancarlo acconsentì. L'appostamento al consorzio durò mezza giornata poi cambiammo posto. Giancarlo rimase con me, Dario De Simone, Giuseppe Caterino e Raffaele Diana, tutto il tempo. Giancarlo era un nostro uomo, è mio cugino e si è sempre messo a disposizione". Sono le dichiarazioni rese dal pentito Antonio Iovine alias o ninn nel processo a carico di Giancarlo Iovine, imprenditore di San Cipriano d'Aversa cugino di secondo grado del boss dei Casalesi, per il quadruplice omicidio di camorra avvenuto il 22 ottobre 1989 a San Cipriano d'Aversa in cui persero la vita il luogotenente cutoliano Antonio Pagano e tre suoi seguaci Giuseppe Orsi, Giuseppe Gagliardi e Giuseppe Mennillo.

Lo spietato boss ha poi spiegato che "tutto il clan si è mobilitato per far fuori Pagano, lui aveva un certo peso e dovevamo entrarci tutti nella sua condanna a morte. Noi dovevamo spadroneggiare e Pagano non si doveva permettere di fare il cano sciolto e creare gruppi autonomi per i cutoliani". L'imprenditore del clan dei Casalesi in primo grado era stato condannato a 30 anni di carcere per la cosiddetta 'strage dei cutoliani', la rappresaglia disposta del clan dei Casalesi contro i fedelissimi del "Professore". Condanna in primo grado che venne confermata in Appello ma a seguito di ricorso in Cassazione i giudici della Suprema Corte hanno disposto l'annullamento della sentenza di secondo grado con rinvio ad altra sezione della Corte d'assise di Appello partenopea per un nuovo giudizio. Il processo quindi di rinvio dalla Suprema Corte si è riaperto dinanzi ai giudici della Prima Sezione della Corte di Assise d’Appello di Napoli con l’escussione del pentito De Simone sulla partecipazione del disegno criminoso che portò al quadruplice omicidio nonché la conoscenza dell’imputato riguardo alla fase preparatoria ed infine esecutiva dell’efferato delitto.

Dalle dichiarazioni di De Simone i giudici però disposero l'integrazione istruttoria con l'escussione di Antonio Iovine. Si torna in aula nel mese di maggio per la requisitoria del procuratore generale Daniela Della Pietra e dei legali delle parti civili. Nel collegio difensivo sono impegnati gli avvocati Francesco Parente e Francesco Lavanga per le costituite parti civili, Giovanni Esposito Fariello per Giancarlo Iovine, Giuseppe Tessitore per Antonio Iovine.

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