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Domenica, 28 Aprile 2024
Cronaca Vitulazio

Agguato di camorra fuori al bar, condannato senza sconti nonostante la confessione

La Corte di Cassazione ha confermato la pena a 14 anni di carcere per Buonamano

La confessione non basta. Nessuno sconto di pena per Domenico Buonamano, 65enne di Santi Cosma e Damiano, che avrebbe preso parte all'omicidio di Michele Borriello, freddato con undici colpi di pistola all'esterno di un bar di Vitulazio nel 1992.

Condanna a 14 anni di carcere

La Corte di Cassazione ha confermato la pena inflitta dalla Corte d'Assise d'Appello di Napoli che nel novembre 2022 aveva condannato Buonamano a 14 anni di reclusione. Nei giorni scorsi sono state rese note le motivazioni del verdetto. 

La confessione non basta

La difesa di Buonamano aveva chiesto il riconoscimento delle attenuanti generiche nella massima estensione anche alla luce della confessione resa dall'imputato circa la sua partecipazione al delitto. "La confessione resa dall'imputato non può essere ritenuta - come in ipotesi difensiva - completa e fattivamente collaborativa, essendo essa intervenuta solo all'indomani delle propalazioni di due collaboratori, oltre che dopo le dichiarazioni etero ed autoaccusatorie rese da uno dei coimputati", si legge nelle motivazioni della Suprema Corte.

Il delitto nel 1992

Borriello, affiliato al clan dei Casalesi, venne freddato con 11 colpi di arma da fuoco all'età di 29 anni la sera del 29 ottobre 1992 nei pressi di un locale a Vitulazio. Nell'agguato venne coinvolto anche un giovane di Pastorano che si trovava occasionalmente in compagnia della vittima, finito su una sedia a rotelle per le lesioni riportate nell'agguato. Da quanto ricostruito dalla Dda, Buonamano avrebbe guidato la vettura che condusse il killer sul luogo del fatto di sangue. La vettura, che risultò rubata a San Felice a Cancello, venne poi data alle fiamme dopo l'omicidio.

Il movente venne individuato da alcuni collaboratori di giustizia nel fatto che Borriello, noto come Pellecchione, avrebbe trattenuto i proventi delle estorsioni per una sorta di ripicca nei confronti del clan che gli aveva negato maggiore potere nell'organizzazione. Tra i pentiti, però, c'è anche chi ha parlato di una donna che "non si poteva toccare" e che sarebbe stata importunata da Borriello. 

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