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Domenica, 28 Aprile 2024
Cronaca Vairano Patenora

Kit illegale per la brucellosi: cinque assolti

Allevatori, veterinario e responsabile commerciale di una società francese prosciolti dall'accusa di ricettazione

Un kit "illegale" per la diagnosi della brucellosi. Questo il motivo per cui cinque persone erano finite sotto processo con l'accusa di ricettazione, commercio di sostanze alimentari nocive e diffusione di una malattia agli animali. Nei giorni scorsi il giudice Francesca Auriemma del tribunale di Santa Maria Capua Vetere ha pronunciato la sua sentenza: tutti assolti perché il fatto non sussiste. 

In particolare sono stati prosciolti dalle accuse il veterinario Massimiliano Iameo, di Sant'Angelo d'Alife, Domenico e Pietro Scungio, allevatori entrambi di Vairano Patenora; Lorenzo Cecere, di Perugia rappresentante commerciale in Italia della società francese Id.Vet., e la responsabile di un laboratorio Agnese Candida Fattore. 

Secondo l'accusa, gli imputati avrebbero attestato che l'allevamento degli Scungio fosse "ufficialmente indenne" cosa che conferisce un maggiore valore del latte. Tale attestazione sarebbe avvenuta con l'utilizzo di un "kit Rose Bengal" ritenuto di provenienza illecita in quanto la sua vendita sarebbe vietata in Italia. In questo modo avrebbero commercializzato alimenti - carni e latte - ritenuti pericolosi per la salute pubblica per la presenza di un focolaio di infezione di brucellosi che interessava alcuni capi bovini (non isolati dagli altri).

Le difese, nel corso del processo, hanno evidenziato come non vi fossero i presupposti per la contestazione del reato di ricettazione. In particolare i legali hanno fatto riferimento ad un'ordinanza del Ministero della Salute che nel vietare la commercializzazione del kit individua come punizione solo una sanzione amministrativa. Di qui il reato presupposto è venuto meno con il processo che di fatto non è entrato nel merito delle altre contestazioni (la presunta commercializzazione di alimenti pericolosi e la diffusione della brucellosi) che, invece, sono state dichiarate prescritte. 

Nel collegio difensivo sono stati impegnati gli avvocati Paolo Falco, Simone Pillon, Antonio Simoncelli e Vincenzo Filetti. 

Paolo Falco e Simone Pillon tra i difensori impegnati nel processo

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