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Domenica, 28 Aprile 2024
Cronaca Casapesenna

Fatture false, imprenditore assolto

Era stato coinvolto nella maxioperazione su un giro di finte fatture per frodare il Fisco

Assolto perché il fatto non sussiste. È quanto disposto dal giudice monocratico del tribunale di Modena nei confronti di un 45enne di Casapesenna, imprenditore da anni trapiantato nel modenese, accusato di aver messo in contabilità fatture false emesse dalla propria società edilizia che da accertamenti è risultata essere una 'cartiera' riconducibile a Vincenzo Ferri, amministratore di fatto della società modenese.

Vincenzo Ferri, 43enne di Frignano, è considerato dagli inquirenti come promotore di un giro milionario di frodi nel settore edile attraverso l'emissione di fatture false. Ferri, secondo la Procura, era a capo di una delle consorterie criminali specializzate nelle frodi con intermediari, prestanome e funzionari di banca tra le fila dei partecipanti, sgominata dalla guardia di finanza di Aversa nella maxi operazione 'Restore' che portò a ben 34 arresti nel marzo 2018.

Un giro d'affari plurimilionario: oltre 100 milioni di euro riciclati, di cui circa 14 milioni era il ricavato finito direttamente nelle tasche degli organizzatori. Migliaia le fatture false emesse di cui ne beneficiarono ben 643 aziende edili con sede in Campania, Marche, Toscana, Emilia Romagna, Lazio ed Umbria. Tali società per simulare l'effettività delle operazioni commerciali pagavano un corrispettivo tramite bonifici bancari alle 'società cartiere', che di fatto emettevano false fatture di vendita. Successivamente le 'cartiere' rimettevano le intere somme ricevute sui conti correnti intestati ad altre ditte di comodo le quali li trasferivano ulteriormente mediante operazioni di giroconto e ricariche postepay evolution ai numerosi solidali addetti alle operazioni di prelievo. Tutto il contante prelevato veniva consegnato ai promotori delle organizzazioni tramite alcuni 'capi squadra' del riciclaggio.

I promotori, trattenuta una percentuale per il servizio reso (dal 12% al 22% dell'imponibile delle fatture emesse) restituivano sempre in contanti la restante parte agli imprenditori che avevano disposto i bonifici iniziali. Attraverso tale sistema fraudolento le società beneficiarie ed utilizzatrici usufruivano di indebiti risparmi d'imposta derivanti dalla contabilizzazione dei costi fittizi nonché della relativa IVA a credito potendo così disporre di fondi neri costituiti dal denaro liquido. I reati contestati andavano dall'emissione di fatture per operazioni inesistenti, al riciclaggio, autoriciclaggio e reimpiego in attività economiche dei proventi illeciti derivanti dall'attività criminale.

Difatti le indagini della guardia di finanza di Aversa e di Modena accertarono che fittiziamente la società edile del 45enne aveva emesso fatture per operazioni inesistenti, fatture riportate in contabilità. Però il difensore dell'imprenditore di Casapesenna, l'avvocato Ferdinando Letizia, ha dimostrato la riferibilità di tali fatture ai lavori pubblici che erano già stati contabilizzati dall'ente appaltante e pagati poiché effettivamente realizzati. Infatti i materiali fatturati erano stati effettivamente utilizzati per i lavori, questi poi soggetti al controllo della stazione appaltante prima di essere liquidati. Una tesi che ha convinto il giudice monocratico modenese per la pronuncia assolutoria per l'imprenditore 45enne.

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