Estorsioni del clan: nuovo capo 'cartello' dei Casalesi condannato a 14 anni

Quattordici anni di carcere. È stata questa la pena inflitta a Vincenzo Ucciero, unico di 14 indagati ad aver scelto il rito ordinario (gli altri indagati hanno proceduto con rito abbreviato) per rispondere delle accuse di associazione a delinquere, estorsione aggravata dal metodo mafioso, detenzione e porto abusivo di armi.

I giudici della seconda sezione del tribunale di Napoli Nord, presieduta dal giudice Lucia Ferraro con a latere Elvira Terranova ed Alessandra Farina, hanno poi disposto l'applicazione della misura di sicurezza della libertà vigilata per la durata di 3 anni. Nella loro requisitoria i magistrati antimafia Maurizio Giordano, Graziella Arlomede, Francesco Raffaele avevano chiesto 18 anni di carcere.

Vincenzo Ucciero, difeso degli avvocati Marco Ucciero e Antonio Abet, era considerato il reggente, assieme a Oreste Reccia, del neo cartello della camorra che mirava alla riconquista dei territori di Villa Literno, Aversa, San Cipriano d'Aversa, San Marcellino e Giugliano in Campania a suon di estorsioni, perlopiù a imprenditori liternesi per conto degli 'amici di Casale'.

Secondo i magistrati della Dda partenopea ciascuno forniva il proprio contributo nel meccanismo mafioso con il solo scopo di agevolare gli esponenti della 'vecchia guardia' del clan dei Casalesi al fine di perpetrare l'egemonia sui territori che un tempo erano dei gruppi di Schiavone, Zagaria, Bidognetti, Iovine. Il loro modus operandi era quasi un marchio di fabbrica: estorsioni, pestaggi, utilizzo di armi illecitamente detenute e spesso celate in casa dagli appartenenti al sodalizio criminale. Una delle vittime si è costituita parte civile con l'avvocato Mario Griffo.