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Domenica, 28 Aprile 2024
Cronaca Orta di Atella

Tribunale 'stoppa' i lavori, la zona Pip resta nel degrado | FOTO

Il Consiglio di Stato ha respinto il ricorso presentato da un'azienda

Si chiude al Consiglio di Stato una querelle tra la società M.G. Bagno e il Comune di Orta di Atella, una vicenda che si protrae negli ambienti giudiziari da oltre 13 anni. Il tutto parte nel 2001 quando l’allora giunta comunale adottava il regolamento per l’assegnazione e gestione dei lotti nell’ambito della zona Pip, assegnando alla M.G. Bagno un area in località Purgatorio di 2.513 mq. Ben 6 anni dopo (ai primi di gennaio del 2017) la società presentava all’ente locale la domanda di permesso di costruire per la realizzazione di un immobile da adibire ad attività artigianale-commerciale, permesso accordato dopo circa 3 mesi. La società comunicava l’inizio dei lavori un anno dopo, nel marzo 2008, ma il Comune scoprì che, il 3 giugno 2010, “nessuna opera risulta realizzata” e quindi si stabiliva di “procedere alla revoca con conseguente riassegnazione dei lotti a prezzo congruo ovvero alla rinegoziazione con gli stessi soggetti assegnatari laddove interessati”.

In pratica l’esecutivo esercitava il recesso unilaterale dalle stipulate convenzioni e nell’ottobre 2011 nell’area emergeva “vegetazione spontanea (erbacce) derivante dal totale stato di abbandono in cui versa il lotto. Sull’intero suolo non esiste alcun manufatto, anche a livello di fondazioni visibili, che possa far pensare ad un inizio lavori avvenuto per la costruzione di eventuali edifici”. La società quindi impugnava il provvedimento dinanzi al Tar Campania, chiedendone l’annullamento ma nel gennaio 2016 il tribunale “respingeva il ricorso, condannando la ricorrente al pagamento delle spese di lite nei confronti del comune di Orta di Atella”. Quindi dopo ben 7 anni dal Tar della Campania si arriva alla definizione anche in Consiglio di Stato.

Per il ricorrente “l’inizio dei lavori, contrariamente a quanto sostenuto dal giudice di prime cure, emergerebbe dalla perizia giurata a firma dell’architetto Cutaneo nella quale si legge che l’effettivo inizio dei lavori in oggetto si è avuto con la pulizia del lotto di terreno; abbattimento di un rudere in muratura ivi presente, parziale recinzione del lotto, scavo delle trincee di fondazione, sagomatura e posa delle armature metalliche, getto del calcestruzzo di parte delle fondazioni dei muri perimetrali previsti dal detto progetto”. Per il giudice del Consiglio di Stato però “i motivi non sono fondati”.

Questo perché “il Comune con tecnici comunali e un tenente della polizia municipale ha sottolineato la folta vegetazione, a testimonianza dello stato di totale abbandono in cui versa il lotto, oltre ad alcuni manufatti che, però, non attengono al progetto assentito dal Comune di Orta di Atella, e che, pertanto, non possono essere ritenuti sintomatici dell’inizio dei lavori oggetto della concessione”. In particolare, all’esito agli effettuati accertamenti, è emerso che “non risulta nessun cantiere in corso su nessuno dei 12 lotti e non risulta nessun deposito di materiali di cantiere che possa far pensare a lavori in corso; nessuno dei lotti risulta essere neanche recintato e l’intera zona risulta coperta da folta crescita di vegetazione spontanea (erbacce) che fa intendere che il totale stato di abbandono dei lotti sussiste da un periodo lunghissimo e che, tra l’altro potrebbe anche comportare il rischio di focolai di infezioni dovuti anche al proliferare di animali tipo ratti. Tali incontrovertibili risultanze documentali smentiscono le argomentazioni della parte appellante e sorreggono l’infondatezza dei motivi di appello esaminati”.

La società quindi è stata condannata anche al pagamento delle spese legali nei confronti del Comune di Orta di Atella che il giudice ha ritenuto fossero di 6mila euro, per l’intero procedimento giudiziario.
 

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