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Lunedì, 29 Aprile 2024
Cronaca Casal di Principe

Cicciariello Schiavone resta al carcere duro: dissociazione dal clan non basta

La Cassazione ha respinto il ricorso del boss dei Casalesi confermando la decisione dei giudici di sorveglianza

Il boss dei Casalesi Francesco Schiavone, detto Cicciariello, resta al carcere duro. Lo ha deciso la prima sezione della Corte di Cassazione, presidente Monica Boni, che ha respinto il ricorso contro l'ordinanza del giudice di sorveglianza di Roma che aveva confermato la proroga del 41bis disposta, nel giugno 2022, dal ministero della Giustizia. 

I giudici romani hanno evidenziato la "perdurante e spiccata pericolosità sociale del detenuto" nonostante la sua dissociazione formale dal clan, avvenuta nel 2015, con Schiavone che ha confessato vari reati, tra cui anche alcuni omicidi. Fatti di sangue, tra cui il delitto di Raffaele Diana e Nicola Martino, per i quali sono sopraggiunte condanne e che "delineano un quadro che inserisce Schiavone nel paradigma dell'azione mafiosa più cruenta, secondo le logiche delinquenziali che informano l'azione del clan dei Casalesi da oltre 15 anni". I giudici di sorveglianza, inoltre, hanno anche posto l'accento sulla condotta in carcere tenuta da Schiavone caratterizzata da "numerose infrazioni disciplinari".

Il suo difensore, l'avvocato Pasquale Diana, nel suo ricorso ha evidenziato come la dissociazione dal clan, al pari della collaborazione, sia una "scelta radicale" per la quale sarebbe "inverosimile che egli possa riallacciare rapporti con il gruppo criminale di provenienza". Una tesi che non è stata accolta dalla Suprema Corte che ha sottolineato come "non è possibile equiparare, come postula il ricorso, la mera dissociazione alla scelta collaborativa, che a certe condizioni determina una effettiva cesura con il retroterra delinquenziale, compromettendo la ripresa di contatti tra il soggetto e la sua rete di rapporti", si legge nelle motivazioni della sentenza. Il ricorso è stato così respinto. 

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