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Domenica, 28 Aprile 2024
Cronaca Casal di Principe

Il figlio del boss Bidognetti finisce al carcere duro

Dopo il giudizio con immediato disposto il 41bis per il rampollo di Cicciotto 'e Mezzanotte

Gianluca Bidognetti figlio dello storico boss Francesco, detto Cicciotto e' Mezzanotte, finisce al carcere duro. Il Ministero della Giustizia, in particolare la Seconda Sezione della Direzione Generale dei Detenuti e del Trattamento, ha emesso il provvedimento di applicazione del regime detentivo speciale a carico di Bidognetti junior. Il provvedimento gli è stato notificato presso la Seconda Casa Circondariale di Trapani "Pietro Cerulli".

Gianluca Bidognetti è stato coinvolto insieme ad altre 38 persone nella maxi operazione dei carabinieri del comando provinciale di Caserta coordinata dalla Dda di Napoli sulla riorganizzazione del clan dei Casalesi in particolare le fazioni Schiavone e Bidognetti. L’inchiesta della Dda ha fatto emergere l’operatività delle due fazioni Schiavone e Bidognetti del clan dei Casalesi documentando una pluralità di reati fine. Per quanto riguarda il gruppo Bidognetti è emerso che la storica fazione era ancora esistente grazie ai figli dello storico boss. In particolare, il clan sarebbe stato gestito da Gianluca "Nanà" Bidognetti, il quale, sebbene detenuto, avrebbe utilizzato telefoni cellulari illegalmente introdotti nella struttura carceraria - e rinvenuti con l’ausilio di personale del Nucleo Investigativo Centrale della Polizia Penitenziaria - impartendo ordini e direttive funzionali alla direzione della fazione e a promuovere le attività illegali eseguite da sodali liberi, arrivando a organizzare il progetto omicidiario nei confronti di Attilio Guida, zio di Emilio Martinelli, legato storicamente alla fazione degli Schiavone allo scopo di ridimensionare la sua ascesa criminale all’interno del clan.

Teresa e Katia, figlie dello storico capoclan, in ragione della loro appartenenza alla famiglia, avrebbero invece continuato a percepire stabilmente somme di denaro provento delle diverse attività delittuose. Il gruppo dei Bidognetti avrebbe esercitato il controllo delle attività delle agenzie di onoranze funebri dell’agro aversano, in virtù di accordi criminali stretti già negli anni '80, attraverso un “consorzio di imprese”, che è stato sottoposto a sequestro; avrebbe condotto attività usurarie (con la cessione di somme di denaro in favore di imprenditori e cittadini, che, sebbene in condizioni di forte difficoltà economica, si sarebbero visti applicare tassi d’interesse finanche del 240%); avrebbe avuto la disponibilità di armi attraverso le quali avrebbe espresso la propria forza intimidatrice per assicurarsi il controllo del territorio.

Oltre al reato associativo, a carico di esponenti delle due fazioni sono stati contestati reati fine quali estorsioni in danno di numerosi operatori commerciali (al fine di piegarne la volontà, un imprenditore sarebbe stato attinto alle gambe da colpi d’arma da fuoco), traffico di sostanze stupefacenti e contestuale controllo dell’attività di cessione di droga realizzato da terzi soggetti, che sarebbero stati costretti a versare denaro a esponenti del clan per garantirsi la gestione delle piazze di spaccio. Dopo il rinvio a giudizio con immediato per tali vicende per Gianluca Nanà Bidognetti, assistito dall'avvocato Domenico Dello Iacono, comincia un 'nuovo percorso' penitenziario in regime del 41bis.

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