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Lunedì, 29 Aprile 2024
Cronaca Mondragone

Sfruttati nei campi: Procura invoca condanne per i caporali

Il pm ha chiesto pene tra i 5 ed i tre anni. Richiesta la confisca di 2 milioni di euro ritenuti provento illecito del business sulla pelle di esseri umani

Quattro condanne e 9.600 euro di multa complessive. Sono le richieste formulate dal Sostituto Procuratore Mariangela Condello nel corso dell'udienza celebrata dinanzi al collegio della Terza Sezione penale del tribunale di Santa Maria Capua Vetere - presidente il giudice Francesco Rugarli con a latere Giorgio Pacelli e Maria Compagnone - nel processo sul caporalato mondragonese.

Il pm ha invocato 5 anni di reclusione per Gennaro Bianchino, Pasquale Miraglia, Francesco Pagliaro; 3 anni e 6 mesi di reclusione per Vincenzo Miraglia. Comminata per ciascuno degli imputati una multa del valore simbolico di 2.400 euro. Richiesta la confisca dell'introito illecito di circa 2 milioni di euro in capo alla Società Sviluppo Agricolo Bianchino S.R.L. e le ditte individuali dei fratelli Pasquale e Vincenzo Miraglia. Gli imputati sono assistiti dagli avvocati Angelo Raucci e Giovanni Lavanga. Si torna in aula a metà del mese di luglio per le discussioni dei legali.

L'accusa a carico degli imputati è di associazione a delinquere finalizzata allo sfruttamento del lavoro ed intermediazione illecita di manodopera. Per la Procura di Santa Maria Capua Vetere che coordinò le indagini, che vennero svolte dai finanzieri della compagnia di Mondragone e dai carabinieri del locale Reparto Territoriale, gli imputati avrebbero creato una stabile organizzazione attraverso la quale assumevano manodopera reclutata mediante l'attività di intermediazione illecita svolta dai caporali a cui si rivolgevano perlopiù donne e di nazionalità dell'Est Europa ma c'erano anche lavoratori africani. A capo di tale sistema clientelare di sfruttamento di manodopera per la Pubblica Accusa ci sarebbe stato Gennaro Bianchino, Pasquale Miraglia sarebbe stato l'organizzatore e Vincenzo Miraglia e Francesco Pagliaro avrebbero rivestito il ruolo di partecipi.

I lavoratori sarebbero stati impiegati nei campi sotto la pioggia battente o anche sotto il sole cocente, sempre piegati e potevano assumere la posizione eretta solo per pranzo. I servizi igienici erano assenti. Venivano impiegati 11 ore al giorno per una retribuzione media giornaliera di 4,50 euro. Per la Procura il business dello sfruttamento di esseri umani fruttò un introito illecito di circa 2 milioni di euro.

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