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Domenica, 28 Aprile 2024
Cronaca Marcianise

Camorra e usura, il figlio del ras accusa l'imprenditore: "Era a disposizione del clan"

Buonanno jr. ha confermato la ricostruzione degli inquirenti anche sul ruolo del padre

L'imprenditore Paolo Siciliano sarebbe stato "a disposizione" del clan Belforte. Lo ha dichiarato Giovanni Buonanno, nella sua veste di dichiarante (il Viminale gli ha revocato il programma di protezione facendolo uscire dallo status di collaboratore), nel corso del processo a carico di 4 persone - tra cui suo padre Gennaro Buonanno e proprio l'imprenditore Siciliano - accusate a vario titolo di usura ed autoriciclaggio aggravati dal metodo mafioso. 

Buonanno jr., pure coinvolto nell'inchiesta e già giudicato in abbreviato, ha confermato le accuse nei confronti del padre e ribadito le propalazioni nei confronti di Siciliano, ritenuto contiguo alla cosca. Sotto processo ci sono anche Michele Campomaggiore e Raffaele Iuliano. Si torna in aula ad inizio novembre. Nel collegio difensivo sono impegnati gli avvocati Giuseppe Foglia, Massimo Trigari, Gabriele Amodio e Civita Di Russo.

Secondo le ricostruzione della Dda, un imprenditore sarebbe finto nelle mani dei Buonanno che gli avrebbero prestato soldi in cambio di tassi di interesse che arrivavano fino al 130% l’anno. In un’occasione, tra novembre e dicembre del 2015, la vittima fu costretta a salire in un’automobile e minacciata di morte per farsi consegnare i soldi del prestito, oltre che un “regalo” di 2mila euro per il clan Belforte in occasione delle festività natalizie. Fatto che non si è materializzato per l’opposizione dell’imprenditore. 

L'imprenditore Paolo Siciliano, invece, avrebbe minacciato la vittima prima che la stessa venisse ascoltata dalla Guardia di Finanza, affinché testimoniasse il fatto sulla consegna degli assegni incassati dall’imprenditore. Soldi per circa 85mila euro che, secondo la prospettazione degli inquirenti, sarebbero poi stati utilizzati per le attività del “Gruppo Siciliano”.

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