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Domenica, 28 Aprile 2024
Cronaca Casal di Principe

Avvocato del boss si pente ed accusa il medico in aula

Il legale Casella: "Chiesi a Fonterrè di dichiarare Setola incompatibile con il carcere. Lui accettò"

Girolamo Casella, l'ex legale di Giuseppe Setola, boss del clan dei Casalesi, parla al processo che vede imputato il capo dell'ala stragista, che risponde di simulazione di reato, e l'oculista di Pavia Aldo Fronterrè, cui sono contestati i reati di concorso esterno in associazione camorristica e false attestazioni all'autorità giudiziaria.

"Su indicazione di Giuseppe Setola - ha raccontato Casella ai giudici del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere - mi rivolsi nell'estate 2006 all'oculista Aldo Fronterrè, cui chiesi di fare una consulenza medica al mio assistito affinché ne dichiarasse lo stato di incompatibilità con il carcere. Lui accettò, e fece ciò che avevamo stabilito, così Setola riuscì ad avere i domiciliari da cui poi è evaso".

Casella - condannato definitivamente dalla Cassazione, nel febbraio scorso, a 11 anni di carcere per associazione mafiosa perché, oltre a rappresentare in giudizio il killer, ha svolto negli anni per conto di quest'ultimo anche le funzioni di messaggero all'esterno, tanto da essere ritenuto al servizio dei clan - ha iniziato a rendere dichiarazioni ai magistrati della Dda di Napoli ma non è ancora entrato nel programma di protezione. 

Nel corso dell'udienza l'attenzione si è soffermata, in particolare, sulla consulenza che Fronterrè firmò nel febbraio 2007, in cui dichiarò Setola incompatibile con il carcere, in quanto riscontrò al killer - falsamente secondo l'accusa - un grave problema all'occhio destro, nonostante tutti gli accertamenti medici precedenti avessero evidenziato che Setola soffriva di un foro maculare all'occhio sinistro per un evento traumatico subito in giovane età.

Casella racconta di essersi recato allo studio milanese di Fronterrè, nei mesi che precedettero la relazione, in due circostanze, il 29 agosto e il 14 settembre 2006. "Con me - riferisce l'ex legale - venne anche Massimo Alfiero, molto vicino a Setola. Gli portammo tutta la documentazione, comprese le perizie ordinate dal tribunale e le consulenze di parte, qualcuna favorevole, altre sfavorevoli a Setola. Ricordo che nessuna espressamente dichiarava il Setola incompatibile con il carcere. Dopo aver letto le carte e accettato l'incarico, per le cui spese Alfiero disse che avrebbe provveduto lui a nome di Setola, Fronterrè mi spiegò che avrebbe fatto la consulenza in modo da dichiarare l'incompatibilità carceraria di Setola, così come da noi richiesto. Sul fatto che Setola fosse un camorrista già condannato per reati gravi, Fronterrè disse che erano cose che non gli interessavano. Peraltro Setola mi disse che Fronterrè aveva operato e dichiarato incompatibile con il carcere anche Enrico Martinelli (altro boss dei casalesi condannato, ndr)".

Secondo l'accusa - oggi in aula c'erano il sostituto della Dda di Napoli Sandro D'Alessio e l'ex pm antimafia, oggi Aggiunto proprio a Santa Maria, Alessandro Milita - Fronterrè avrebbe presentato false attestazioni mediche permettendo a Setola, nel gennaio 2008, di ottenere gli arresti domiciliari in un'abitazione nei pressi della clinica Maugeri di Pavia dove si sarebbe dovuto curare; il 18 aprile dello stesso anno, però, Setola evase dalla clinica, dando inizio alla stagione del terrore nel Casertano che causò 18 morti, tra cui i sei immigrati africani uccisi nella strage di Castel Volturno.

Quando Setola fu arrestato nuovamente dopo un anno di latitanza, nel gennaio 2009, Casella contattò di nuovo Fronterrè per ripetere la stessa procedura. "Accettò - ha spiegato Casella - ma ci chiese 50mila euro, visto che la volta precedente lamentava di non essere stato più pagato".

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