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Camorra, aiutavano Casalesi a evitare carcere duro previsto dal 41bis: arrestati due vigili urbani

Casal di Principe - Aggiravano la normativa del carcere duro (41 bis), per consentire colloqui tra detenuti e persone estranee al loro nucleo familiare: responsabili sarebbero due agenti della polizia municipale del Comune di Casal di Principe in...

Aggiravano la normativa del carcere duro (41 bis), per consentire colloqui tra detenuti e persone estranee al loro nucleo familiare: responsabili sarebbero due agenti della polizia municipale del Comune di Casal di Principe in concorso con i parenti del boss detenuto Francesco Bidognetti.
A finire in manette Mario De Falco, di 51 anni, fratello del defunto boss Vincenzo, e Stanislao Iaiunese, di 58 anni. De Falco risultava regolarmente in servizio nonostante una condanna per associazione mafiosa. Fratello di Vincenzo, elemento di spicco del clan assassinato nel 1991, ed ex muratore, come hanno raccontato svariati collaboratori di giustizia, tra cui Carmine Schiavone, fu assunto nel 1982 proprio grazie al fratello.
Secondo l'accusa, obbedendo a Michele Bidognetti, attestarono falsamente che Gianluca Bidognetti, nipote dell'uomo e figlio del boss Francesco, conviveva con la fidanzata Serena Pagano, di 19 anni, in un'abitazione di via Firenze a Casal di Principe.
Espedienti analoghi furono attuati per consentire anche ad altri affiliati al clan, in particolare Aniello Bidognetti, altro figlio di Francesco, e a Vincenzo Letizia, di incontrare le fidanzate.
Le due donne, Rita Starace, di 44 anni, e Luana Iovine, di 21, sono indagate a piede libero assieme a tre persone che attestarono falsamente la convivenza: Carlo Biffaro, di 71 anni, Angelina Luongo, di 66, e Teresa Bidognetti, di 20, sorella di Aniello e Gianluca. Anche per loro la Procura aveva chiesto l'arresto, non concesso però dal gip Amelia Primavera.
In pratica i due vigili urbani si prestavano a falsificare documenti che provavano la convivenza di persone di sesso femminile legate da vincoli sentimentali con i boss dei Casalesi per consentire loro di effettuare colloqui in carcere nonostante fossero detenuti in regime di 41bis. È quanto emerso dalle indagini eseguite dalla Dia di Napoli e dal nucleo investigativo centrale della polizia penitenziaria che all'alba hanno eseguito quattro ordinanze di custodia cautelare in carcere emesse dal gip del tribunale di Napoli su richiesta della locale Dda. I reati contestati sono concorso in falso ideologico aggravato dalla finalità di agevolazione mafiosa e in particolare del clan dei Casalesi fazione Bidognetti. Le indagini sono state avviate in seguito ad alcune intercettazioni ambientali in carcere ed hanno conseguito di accertare che due persone, in servizio presso il comando di polizia municipale di Casal di Pricnipe, ricoprivano questo ruolo di "falsificatori". In particolare sono stati verificati tre episodi per attestare le convivenze con le rispettive fidanzate dei primi due figli del boss Francesco Bidognetti, Gianluca e Aniello, e Vincenzo Letizia.

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