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Lunedì, 29 Aprile 2024
Attualità Prata Sannita

Delitto di Rovereto: sindaco del casertano si scaglia contro il procuratore

Il primo cittadino e avvocato penalista di professione stigmatizza le parole del pm che hanno fatto infuriare anche il Csm

Due femminicidi quelli che in questi giorni stanno attirando l'attenzione a Rovereto, quelli di Iris Setti e Mara Fait. Due femminicidi, gli ennesimi dall'inizio dell'anno, che evidenziano come questo fenomeno persista. Nel casertano sono tante le iniziative messe in campo dalle Istituzioni per sensibilizzare sul tema. Si creano eventi con le scuole, con le associazioni e con le forze dell'ordine e gli ordini professionali per cercare di dare un segnale forte e gridare no alla violenza, no alla violenza sulle donne. Sui due delitti di Rovereto si è espressa anche la procuratrice Viviana Del Tedesco e proprio le sue esternazioni sono finite nell'occhio del ciclone tanto che ad indagare ora è anche il Csm (CLICCA QUI). 

Anche dal casertano arriva lo sdegno per le affermazioni rilasciate. A prendere la parola è il sindaco di Prata Sannita Damiano De Rosa, avvocato penalista. 

Come legale si è sempre occupato della tutela delle persone offese e come sindaco, per sensibilizzare la collettività sulla piaga della violenza sulle donne assieme all'associazione Rise Up ha installato sul territorio delle panchine a tema dipinte da artiste in occasione della giornata mondiale contro la violenza sulle donne. 

Entrando nello specifico delle esternazioni della procuratrice, De Rosa sostiene: "L'articolo 1 del Decreto Legislativo 109/2006 sulla responsabilità disciplinare dei magistrati dispone che 'il magistrato esercita le funzioni attribuitegli con imparzialità, correttezza, diligenza, laboriosità, riserbo ed equilibrio e rispetta la dignità della persona nell'esercizio delle funzioni'. Senza andare oltre, e cercando quindi di rimanere su un piano più squisitamente tecnico-giuridico, mi limiterei ad analizzare le dichiarazioni rese dal Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Rovereto alla luce di questo semplice principio generale, invitando anche non esperti di diritto a fare altrettanto al fine di valutare, non solo e non tanto ai fini disciplinari, la gravità e l'opportunità istituzionale di quanto pubblicamente dichiarato. 

Innanzitutto il primo dato che balza agli occhi è che le dichiarazioni rese dalla Procuratrice di Rovereto, in chiara veste istituzionale, ad arresto avvenuto e ad indagini in corso, abbiano ad oggetto affari giudiziari in trattazione o, comunque, non ancora definiti. Inoltre, anziché limitarsi alla mera narrazione dei fatti così come magari ricostruiti dalla Procura, cosa legittima e per certi versi doverosa, o a denunciare pubblicamente la feroce gravità esecutiva dell'ennesimo 

fatto di femminicidio a sfondo sessuale, riguardino piuttosto ed in maniera davvero incomprensibile la bellezza o la prestanza atletica dell'assassino che secondo il Magistrato 'è un uomo che fisicamente è spettacolare... Quello lì doveva andare a fare i mondiali di pugilato...' nonché la sua parimenti elogiata 'puntualità nel rispetto dell'obbligo di firma che se gli studenti di oggi fossero così puntuali a scuola saremmo a cavallo'. Una misura cautelare alla quale, in aggiunta, era sottoposto per altri reati.

Prescindendo dalla totale e fin troppo tangibile assenza di sensibilità e rispetto nei confronti sia della vittima del reato che, soprattutto, dei suoi familiari, traspare l'inopportunità, non tanto della esaltazione delle fattezze fisiche dell'indagato accusabile di omicidio a sfondo sessuale perché è un giudizio di 'gradimento estetico soggettivo' che riguarda più direttamente le pulsioni emotive e personali di chi le esprime, quanto piuttosto l'incomprensibile esaltazione di alcune caratteristiche del soggetto in questione come la puntualità nel rispetto degli 'obblighi' rispetto agli 'studenti di oggi', quasi come se qualcuno oggi dovesse o potesse imparare qualcosa da chi, viceversa, si è reso colpevole di un brutale fatto di sangue nei confronti di una donna indifesa per futili motivi".

Il primo cittadino e legale sottolinea: "Quando si riveste un ruolo istituzionale, soprattutto a certi livelli, non è consentito abbandonarsi con superficialità a certe dichiarazioni che, a prescindere dai profili disciplinari per il ruolo ricoperto, lasciano sinceramente sconcertati sia perché fatte da una donna rispetto a dei gravissimi fatti di sangue dove sempre e nuovamente una donna è vittima della brutale violenza proprio di quel 'fisico spettacolare' che tanto e' rimasto impresso nella mente del Procuratore di Rovereto da averlo ritenuto degno di nota attraverso una pubblica dichiarazione".

De Rosa conclude, censurando il comportamento del Procuratore: "A noi tutti resta solo il dovere di ricordare, a chi evidentemente non è in grado di vedere e valutare con il dovuto rispetto e la necessaria obiettività, i particolari degni di nota di un fatto sconcertante e gravissimo come e perché è morta la signora Iris Setti. Da un individuo del genere, fisicamente o non fisicamente spettacolare, puntuale o non puntuale peraltro nel rispettare una misura cautelare impostagli da per altri fatti di reato, caro Procuratore nessuno dei nostri studenti di oggi ha nulla da imparare, se non come non bisogna mai comportarsi".

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