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Domenica, 28 Aprile 2024
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Province, ecco il dossier Upi. Quattro passi per la nuova rivoluzione

Ritorno al voto dei cittadini o eliminazione del consiglio, fino alla proroga delle prossime elezioni. Presentato il documento sul quale si cerca una sintesi col governo

Cambiare le Province che, così come sono, non vanno. Modificando la legge Delrio o tornando al passato. E’ su queste due direttrici che si è focalizzato l’incontro delle Unioni delle Province d’Italia (Upi) svoltosi giovedì a Roma su convocazione del presidente nazionale, il vicentino Achille Variati. Un incontro al quale hanno preso parte decine di rappresentanti degli Enti di secondo livello che hanno messo sul tavolo tutte le problematiche della nuova gestione. Problemi, in parte, già conosciuti, che vanno dalla gestione economico-finanziaria alla necessità di garantire una continuità amministrativa che vada oltre i 2 anni oggi previsti per il consiglio provinciale. Ed su questo percorso che sono state tracciate le proposte da avanzare al nuovo governo (se e quando si formerà) per affrontare i nodi cruciali.

Le funzioni fondamentali

Le Province chiedono di avere potere amministrativo e, soprattutto, di coordinamento. Per questo motivo chiedono di ampliare le ‘funzioni fondamentali, inserendo anche la pianificazione strategica ed il coordinamento dello sviluppo locale-

L’assemblea dei sindaci…

Relativamente agli organi di governo ed al sistema elettorale delle Province, l’Upi chiede di sciogliere il nodo dell’alternativa tra il modello della ‘Casa dei Comuni’ ed il modello della Provincia elettiva. Volendo mantenere l’Ente di secondo livello, la proposta è quella di una semplificazione della ‘governance’ con la valorizzazione dell’assemblea dei sindaci, “potenziandone il ruolo e prevedendo procedure e modalità di voto che ne assicurino l’effettivo operativa”. In questo modo si dovrebbe eliminare il consiglio provinciale, prevedendo invece “un consiglio esecutivo (una giunta, nda) i cui componenti variano nel numero a seconda delle dimensioni della Provincia”.

…o il ritorno al voto dei cittadini

Ma l’Upi non esclude la possibilità di tornare al vecchio schema, cioè al voto diretto dei cittadini. “E’ possibile prevede con qualche adattamento il ripristino del sistema di elezione diretta del presidente e del consiglio provinciale secondo le modalità previste dalla legge 81/93”. In ogni caso, però, si sottolinea la necessità di “superare la previsione demagogica della gratuità della carica per il presidente della Provincia”. 

51 Province al voto: “Serve una proroga”

Contestualmente però viene chiesto di prendere in considerazione la possibilità di avere una proroga per il voto previsto tra ottobre 2018 e gennaio 2019 di 51 Province chiamate ad eleggere i nuovi consigli provinciali. “Sono state segnalate diverse criticità e, in particolare, l’impossibilità di presentare le candidature da parte di molti sindaci e consiglieri comunali che saranno in scadenza nel turno di elezioni amministrative del 2019”. E chiosa: “La norma sulla proroga deve essere impostata in modo diverso a secondo dal sistema di governo che sarà scelto dal governo e dal parlamento. Se le Province restano enti di secondo livello, la proroga deve arrivare al mese di ottobre 2019 in modo da consentire la ricostituzione della base elettiva delle Province coi consiglieri comunali ed i sindaci eletti alle amministrative 2019. Se si prevede il ritorno all’elezione diretta, la proroga dovrà essere finalizzata a consentire lo svolgimento delle elezioni provinciali nel turno amministrativo previsto nella primavera 2019”.

Il caso Caserta

Al tavolo romano era presente anche il neo vice presidente della Provincia di Caserta Rosario Capasso che ha sottolineato, ancora una volta, le problematiche dell’Ente di Terra di Lavoro. “La nostra situazione è più unica che rara - ha spiegato - perché il ritardo nella dichiarazione di dissesto finanziario ci ha portato ad avere oggi un prelievo dallo Stato di circa 49 milioni l’anno che rendono la nostra strada costantemente in salita. Senza quel prelievo, potremo tornare “in bonis”. Per questo è necessario lavorare su due fronti: da un lato l’amministrazione guidata dal presidente Giorgio Magliocca sta cercando di recuperare fondi che ci permetteranno entro 18 mesi di uscire dall’incubo. Ma intanto c’è bisogno di un sostegno a livello nazionale per cercare di gestire il percorso nel breve periodo”.

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