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Lunedì, 29 Aprile 2024
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Nel casertano tre famiglie su 5 rischiano la povertà. Occupazione al 40%

I dati dell’annuale dossier della Caritas regionale sulle povertà 2023, presentato ad Aversa nell’Aula Magna del Dipartimento di Ingegneria della Università della Campania “Luigi Vanvitelli”

Vecchie e nuove povertà. Mostrare il volto dei bisogni primari e non soltanto numeri  che vanno oltre il quadro analitico ed interpretativo alquanto desolante emerso dall’annuale dossier della Caritas regionale sulle povertà 2023,  presentato stamane 17 novembre ad Aversa nell’Aula Magna del Dipartimento di Ingegneria della Università della Campania “Luigi Vanvitelli”.

Un “fiume di povertà” attraversa anche la nostra regione, gli affluenti dell’indigenza toccano la povertà economica, educativa e sanitaria. Dati inquietanti dalle statistiche divulgati dal sociologo Ciro Grassini che ha curato il Dossier: in Campania, “il 46% delle persone è a rischio povertà per reddito basso o lavoro povero, ed è la prima regione in Italia per numero di analfabeti e persone con un basso titolo di studio”. All’incirca una persona su due rischia la povertà. Hanno aiutato le misure governative, quali il Reddito di inclusione e di cittadinanza, i bonus, aiuti che rischiano, però, di causare l’assistenzialismo.

Le cause dell'impoverimento generalizzato

Calo demografico, bassa natalità, scarsi investitori nel territorio, mancanza di lavoro, aumento dei prezzi dei beni di prima necessità, perdita di alcune misure governative, alcune delle cause dell’impoverimento generalizzato, in più s’innalza il tasso dell’immigrazione particolarmente quello ucraino per effetto del conflitto attuale con la Russia.

E' emerso che in provincia di Caserta tre famiglie su cinque sono in difficoltà, soprattutto i nuclei monoreddito hanno problemi ad arrivare a fine mese. In Campania quasi una persona su due sarebbe a rischio povertà. Inoltre, tanti giovani preferiscono, una volta raggiunta la maggiore età, trasferirsi al Nord o addirittura oltre i confini nazionali. L'occupazione è appena sopra il 40%, una percentuale assai bassa rispetto alla media delle regioni del Nord del Paese.

Le dichiarazioni della consigliera regionale Iodice

"Questi numeri non sorprendono, tuttavia mi danno la possibilità, in qualità di consigliere regionale del gruppo 'Partito Socialista Italiano, Campania Libera, Noi di Centro, Noi Campani', di rivolgermi allo Stato Centrale: si parla sempre di eliminare il gap tra Nord e Sud ma dall'Unità d'Italia (1861) si è fatto poco, davvero poco, anzi la forbice si è allargata ulteriormente. Urge una politica concreta a sostegno del Meridione perché noi campani, noi meridionali, siamo, sinceramente, stanchi delle 'toppe' o delle leggi 'spot' che gettano solo fumo negli occhi, nella maggior parte dei casi", ha detto la consigliera regionale Maria Luigia Iodice.

Don Carmine Schiavone: "Serve fare rete"

"Come arginare questo “fiume di povertà”? - ha detto don Carmine Schiavone, delegato regionale della Caritas - “serve fare rete, secondo le intenzioni di Papa Francesco, ossia mettersi insieme per riflettere ed operare per il bene comune attraverso un solidarietà condivisa tra Chiesa, volontariato, associazionismo ed istituzioni”.

Dal Dossier si evidenzia anche che la speranza di vita nella nostra regione è lievemente più bassa di due anni rispetto ai dati nazionali (80,9 anni per gli uomini e 83,1 anni per le donne, mentre il valore nazionale è 82,6 anni per gli uomini e 84,8 anni per le donne), inoltre in Campania aumenta il tasso di migrazione interna: “Dal 2002 al 2020 quasi 2 milioni e 500 mila persone hanno lasciato il Mezzogiorno, trattandosi per oltre la metà di giovani di età compresa tra i 15 e i 34 anni, e per un quinto di laureati”.

Domani, invece, 18 novembre, in programma alle ore 9,30 nel Centro Caritas (Salone “Casa dei Figli”), la presentazione del dossier povertà a cura della  Caritas diocesana.

Il racconto di Antonio: "A causa della povertà misi in vendita un rene"

A Lapresse c'è stato anche il racconto di Antonio Campanile, un uomo di Recale, che a causa della povertà mise in vendita il rene. "Quando misi il mio rene in vendita nessuno capì. Anzi, la maggior parte mostrò indifferenza, in molti sdegno e qualcuno mi augurò persino la morte. Ma io volevo solo la possibilità di avere una vita dignitosa che, a distanza di anni, ancora non ho", ha detto Antonio, disoccupato, invalido e malato cronico, che nel 2019 mise in vendita un rene per poter cambiare casa lasciando quella in cui vive in comodato d'uso. "Questa è piena di muffa, le pareti sono bagnate. Ci piove dentro". Quando pubblicò l'annuncio shock "in molti si indignarono", ricorda. "Ma invece di indignarsi perché non mi hanno aiutato? Nulla è successo in tutti questi anni". Campanile, che vive con 500 euro di reddito di cittadinanza, vorrebbe "3-4 mila euro per comprare un camper di seconda mano e trasferirmi lì con il mio cagnolino e il mio gatto e vivere dignitosamente", aggiunge. "Se metterei di nuovo in vendita un rene? No. O almeno non per denaro. Lo farei solo come gesto altruistico per salvare qualcuno che soffre. So che ho sbagliato a farlo ma ero disperato. Lo sono ancora, ma a nessuno sembra importare".

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