Didattica a distanza a singhiozzo, tanti ragazzi costretti all’isolamento totale

“Si stava meglio quando si stava peggio”. Si sente spesso, soprattutto in questo periodo, ed a ricordarcelo sono sempre le persone più “navigate”, quelle che hanno un po’ di anni alle spalle ed hanno vissuto vari decenni.

Effettivamente, oggi più che mai, vien da pensare che si stava meglio quando si stava peggio. La pandemia Covid, se ci ha insegnato qualcosa, è stata sicuramente di apprezzare le piccole cose: una serata in compagnia, una pizza con gli amici, quattro chiacchiere in libertà.

Quello che sicuramente non ci ha insegnato (almeno in tanti comuni della provincia di Caserta) è di mettersi al passo coi tempi. E di riuscire a risolvere problemi burocratici che rischiano di colpire chi, oggi, è più debole.

Il caso della didattica a distanza è emblematico. Doveva essere il futuro e, invece, in tanti (troppi) casi diventa la rappresentazione metafisica di un passato che non ci vuole abbandonare. Burocrazia, strutture vecchie e poca dimistichezza col “mondo digitale”, ancora oggi, costringono i ragazzi colpiti dal Covid ad un isolamento ancora peggiore di quello causato dallo stesso virus.

Tante (troppe) segnalazioni di problemi nell’attivazione della didattica a distanza, soprattutto della Did, cioè di quell’opportunità che dovrebbe essere concessa a bambini e ragazzi di seguire le lezioni da casa, essendo isolati per il Covid, restando al passo dei colleghi. Ed evitando, così, anche a docenti e professori di dover rallentare in un momento cruciale dell’anno scolastico. Eppure non è così ovunque.

Problemi di rete, nella maggior parte dei casi, legati a strutture scolastiche un po’ datate negli anni; mancanza di strumenti adatti. In casi estremi, anche l’assenza degli stessi docenti (anche loro colpiti dal virus).

Così, però, l’isolamento è totale. Ed i ragazzi rischiano di perdere il passo dei compagni di classe. Oltre che subire, psicologicamente, un danno evidente.

Con la pandemia ci eravamo ripromessi di cambiare, di migliorare. Ma, purtroppo, non è che ci stiamo riuscendo benissimo.