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Venerdì, 26 Aprile 2024
Attualità Santa Maria La Fossa

I beni confiscati ai boss dei Casalesi diventano un caso parlamentare

Interrogazione al ministro dell’Interno sui raid vandalici e sui milioni che si rischiano di perdere sulla Balzana

I beni confiscati alla camorra nei comuni di Santa Maria La Fossa e di San Marcellino diventano un caso parlamentare. E' scattata l'interrogazione a risposta scritta dei deputati del Movimento 5 Stelle Antonio Del Monaco, Giuseppe Buompane, Margherita Del Sesto, Nicola Grimaldi, Marianna Iorio, Virginia Villani, Teresa Manzo, Doriana Sarli, Rosa Menga, Carmen Di Lauro e Silvana Nappi al ministro dell'Interno Luciana Lamorgese. Al centro dell'interrogazione gli atti vandalici e gli incendi verificatisi nel mese di settembre. E soprattutto i finanziamenti milionari che si rischiano di perdere sulla Balzana, uno dei beni confiscati più importanti del Mezzogiorno. 

Secondo quanto denunciato dalla onlus 'Nero e non Solo', il complesso agricolo denominato "La Balzana" rischierebbe di perdere un finanziamento di 1,4 milioni di euro del Ministero dell'Interno "per inerzia dell'attuale amministrazione comunale di Santa Maria La Fossa nella realizzazione di un importante progetto di valorizzazione di beni confiscati alle famiglie Schiavone e Bidognetti destinati a fattoria sociale". Una denuncia su cui gli 11 deputati pentastellati vogliono vederci chiaro. 

Inoltre secondo la relazione annuale dell'Agenzia nazionale dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata, pubblicata nel mese di giugno 2020, "oltre 1660 beni immobili sono stati rifiutati dai Comuni nelle conferenze di servizio organizzate nelle diverse Prefetture in Italia, evidenziando i risultati più allarmanti nei Comuni della provincia di Caserta e di Napoli - spiegano nell'interrogazione i deputati dei 5 Stelle - Nell'anno 2019 e dunque prima dell'emergenza Covid-19 sono stati ben 3110 i beni immobili confiscati per i quali i Comuni non hanno dato alcuna indicazione o espresso la propria disponibilità per una destinazione pubblica, sociale o anche produttiva. Di questi 1500 in Sicilia, 650 in Campania e 375 in Calabria, anche se il fenomeno è comune ad altre regioni d'Italia, quali ad esempio la Liguria e la Lombardia".

"E' legittimo chiedersi a questo punto quali saranno gli scenari nell'anno della pandemia e negli anni successivi - aggiungono - L'importanza del sequestro e della successiva confisca dei patrimoni mafiosi nell'azione di contrasto a tutte le forme di criminalità organizzata è ormai unanimemente riconosciuta, anche se non è avvenuto altrettanto con riguardo alla fase finale di destinazione e di effettivo utilizzo dei beni confiscati stessi. A tale ultimo riguardo sono da evidenziare le gravi difficoltà che affrontano i Comuni per la carenza di specifiche professionalità negli uffici tecnici e per la grave situazione finanziaria che stanno attraversando a causa dell'emergenza sociale ed economica. Il rischio già denunciato dal ministro dell'Interno e dallo stesso presidente della commissione parlamentare di inchiesta della riemersione di gravi fenomeni di inquinamento dell'economia da parte delle organizzazioni criminali è ormai già realtà".

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