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Una vittoria e tante sconfitte, gli scenari della Casertana che verrà

La partita con la Paganese ha sciolto tanti dubbi: è il vero crocevia della stagione

La frattura è ormai insanabile. O meglio le fratture sono molte più di una. La partita della Casertana di sabato sera al Pinto con la Paganese da un lato ha segnato il ritorno alla vittoria dopo 49 lunghissimi giorni, dall’altro ha chiaramente evidenziato tutte quelle crepe che nel recente passato rossoblù avevano cominciato a scricchiolare. Una sostanziale contrasto tra i 90’ minuti di gioco e l’immediato dopopartita. La società ha confermato ancora il suo assurdo silenzio stampa, ma all’occhio di tifosi e addetti ai lavori non ha potuto celare il fuoco che cova sotto la cenere. E così, come d’incanto, tanti veli cadono ed è molto più chiara la dinamica che muove le attuali strategie rossoblù.

Tralasciando le evoluzioni del gioco che, una volta tanto hanno rispecchiato le idee di chi la guida dalla pancina, quello che ha colpito maggiormente sono stati i cori di contestazione verso il tecnico Fontana, sin dal fischio d’inizio e per tutta la durata della gara. Che il tecnico fosse sulla graticola e che i tifosi ne chiedessero la testa era cosa risaputa da tempo. Al punto tale che anche parte della dirigenza aveva preso in considerazione l’idea di sostituirlo. Testimonianze attendibili ci dicono che un socio di minoranza era stato investito dell’onere di contattare Eziolino Capuano. Il socio in questione tanto per cominciare ci è rimasto male che successivamente sia prevalsa l’idea di procrastinare la decisione. Intanto il tifo organizzato aveva già assunto la decisione che non avrebbe ulteriormente approvata la scelta di proseguire con Fontana, sulle cui responsabilità avrebbe gravato anche il pareggio senza gol (e senza gioco) di Viterbo. Sicché sin dal primo minuto di Casertana-Paganese i cori provenienti dai distinti erano intonati esclusivamente per chiedere al tecnico di andar via. Poi però qualche situazione – soprattutto qualcuna verificatasi dopo i gol – faceva ricredere in qualche modo i tifosi presenti in tribuna. In tutto ciò il presidente D’agostino non lasciava trasparire alcun segnale ma era fin troppo ovvio che reprimeva dentro qualcosa che il suo carattere avrebbe volentieri esternato.

Il putiferio scoppiava al triplice fischio. I tifosi nei loro cori di avversità avevano preso di mira esclusivamente Fontana, anche se non erano pochi a credere che Aniello Martone avesse le sue parti di responsabilità nel naufragio. Ed è proprio il consulente del presidente che sale alla ribalta al termine della partita. Già in precedenza, al momento dell’esultanza per il secondo gol, Luis Alfageme (è documentato da eloquenti foto) lo aveva dribblato per andare ad abbracciare l’allenatore. Ed il gesto dell’autentico idolo della tifoseria è stato ancor più eloquente. Poi a fine partita l’insolito epilogo: squadra a rapporto nei pressi della panchina e dalle cabine stampa era impossibile capire se il sermone fosse tenuto da Fontana (per un clamoroso e plateale saluto alla squadra) o dallo stesso Martone per comunicare altre decisioni. Finito il conciliabolo altro gesto tutto da interpretare: il consulente faceva cenno verso l’alto – in direzione del presidente (?) di attendere giù negli spogliatoi per parlare e comunque a questo seguiva un saluto con entrambi le mani rivolto alla tribuna.

Secondo i soliti bene informati D’Agostino e Martone non colloquiano già da qualche giorno, probabilmente l’invito a scendere e a parlare era rivolto proprio al presidente. Fatto sta che tutta la tifoseria in un battibaleno ha cambiato bersaglio ed ora nel mirino è finito proprio il (fino ad ora) plenipotenziario rossoblù. Sarebbe stato opportuno, in sala stampa, fare chiarezza su tutti questi aneddoti verificatesi in rapida successione, ma col silenzio stampa perdura ancora lo stato di incertezza e di confusione imperante all’interno della società. E probabilmente questa volta potrebbe essere anche opportuno chiarirsi personalmente per poi trasferire all’opinione pubblica le decisioni scaturite dal confronto.

Fatto sta che ora la piazza si attende la rimozione dall’incarico dal collaboratore di Martone e – in maniera meno categorica a questo punto – anche dell’allenatore. Pur riconoscendo a quest’ultimo le attenuanti del caso, dal momento che i più sono sempre più convinti che il tecnico catanzarese sia più una vittima che l’artefice dello sfacelo.

Ed ora cosa succederà? Allontanare solo Fontana non avrebbe senso; staccare il cordone ombelicale con Martone da parte di D’Agostino dimostrerebbe a tutti che il presidente ha la forza e la determinazione per andare avanti, casomai riconoscendo gli errori a cui l’hanno portato e voltando pagina con personaggi che nei meandri del calcio attuale sanno come muoversi e a chi affidarsi. L’auspicio è che la partita con la Paganese sia il vero spartiacque di questa esperienza: prima di far proclami esaltanti bisogna che la proprietà si affidi a gente che del calcio conosca tutti gli anfratti e non si improvvisi come è stato fatto nella scorsa estate andando a farsi rifilare calciatori che, con tutto il rispetto per l’onorata carriera, siano veramente pronti per la causa da sposare. Si dirà che i tifosi, la stampa, l’Italia intera sono rimasti a bocca aperta quando a Caserta sbarcavano, uno dopo l’altro i vari alieni come venivano definiti, ma non è compito di questi conoscere lo stato di forma o le peripezie incontrate da loro negli ultimi tempi. Questo è compito del direttore sportivo, ma di quelli che stanno sulla piazza, quelli che godono di adeguata credibilità, quelli che da anni sono dotatati da addetti allo scouting: se Martone fosse stato accompagnato da tutte queste componenti probabilmente con i soldi investito oggi la casertana non si troverebbe a 11 punti dalla vetta.

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