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Lunedì, 29 Aprile 2024
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“Io pendolare a Bergamo per un anno. Ora separo coppie in crisi perché tenute lontane dal lavoro”

La storia dell’avvocato Posillipo: “Ho visto tante donne e uomini frustate perché costrette a rinunciare alla loro vita per la certezza economica”

Si sta parlando tanto, in questi ultimi giorni, della ragazza di Napoli, Giuseppina Giuliano, che ha deciso di fare la pendolare quotidiana verso Milano per il suo lavoro da collaboratrice scolastica. Al netto dei dubbi che sono sorti relativamente al racconto della ragazza di 29 anni, quello che emerge è uno spaccato di “difficoltà lavorativa” che, sicuramente, è una realtà che caratterizza, soprattutto, il Sud Italia.

E non è un caso unico. Anzi. Dalla provincia di Caserta abbiamo raccolto la storia di una ragazza, oggi avvocato, mamma e moglie, che ha un passato da pendolare a Bergamo.

“Vinsi il concorso in Lombardia e, quindi, per l’anno di prova prima dell’immissione in ruolo, viaggiavo in aereo da Napoli a Bergamo e viceversa” racconta Carmen Posillipo, avvocato di Caserta. “Partivo da Napoli alle 3 del mattino raggiungevo Milano, noleggiavo auto e poi a Bergamo. Restavo lì fino a mercoledì alle 12, perché avevo scelto un tempo part time, e rifacevo il percorso inverso per raggiungere il mio studio alle 15,00 all’epoca a Marcianise. Spendevo 1500 euro al mese e ne guadagnavo 850, ma non volevo rinunciare all’immissione in ruolo”.

Spiega l’avvocato Posillipo: “Siamo cresciuti un po’ tutti con il mito dell’impiego statale e, quando puoi ottenerlo, non è semplice rinunciare. La libera professione dà tante incertezze. soprattutto agli inizi, e molte meno garanzie. Quante persone decidono di non fare il lavoro che amano proprio per avere una certezza economica. Come colpevolizzarli? Però a volte facendo certe scelte, guadagni uno stipendio ma perdi tanto altro. Io era giovane, forte e senza famiglia all’epoca. Quindi ho guadagnato “il ruolo” e un bel barotrauma per la perforazione parziale al timpano per i troppi voli, oltre ad una trentina di herpes da stress”.

Quell’anno, però, racconta “mi ha cambiato la vita. Ho visto migliaia di donne e uomini che salivano e scendevano per l’Italia, sacrificando vita, famiglia e sopratutto se stessi. Vivevano viaggiando. Ho visto persone che svolgevano il proprio lavoro frustate perché lontane da casa. Oggi separo famiglie che pagano il prezzo della troppa assenza da casa per motivi di lavoro. Non è giusto tutto ciò, ma soprattutto alla base c’è davvero tanta disorganizzazione statale. Non bisogna essere costretti a rinunciare alla propria vita e famiglia per lavorare e sopravvivere”.

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