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Venerdì, 26 Aprile 2024
Economia

Aumento record per la mozzarella Dop. "Colpa della guerra in Ucraina"

Salgono i costi di produzione e logistica tra mangimi, energia e carburante. Consorzio stima incremento fino a 14 euro al kg al consumatore

La guerra in Ucraina produce i suoi effetti anche sulla Dop economy, ed in particolare sul prezzo della mozzarella di bufala campana. Secondo le stime del Consorzio di Tutela, presieduto da Domenico Raimondo, il conflitto nel cuore dell'Europa, sta facendo alzare i prezzi dell'oro bianco: circa due euro in più al chilo nella vendita al consumatore. 

Quanto aumenta il prezzo della mozzarella

Ma analizziamo la questione. Se la guerra in Ucraina sta avendo un impatto "minimo" sull'export della mozzarella - essendo vietata in Russia già dal 2014 per via della 'risoluzione' decisa da Mosca nell'agosto di quell'anno in risposta alle sanzioni imposte dall'Europa sempre per la crisi ucraina - diversa è la situazione per quanto riguarda l'aumento dei costi che colpiscono i produttori su tre fronti: mangimi per le bufale, caro energia per la produzione, aumento dei carburanti. In soldoni la mozzarella, secondo le proiezioni del Consorzio con sede a Caserta, costerebbe 1,20 euro in più al produttore (prezzo di cessione) che si traduce in un aumento del prezzo calcolato tra i 2 ed i 2,50 euro al consumatore finale (13,50-14 euro al chilo) nei punti vendita diretti in prossimità dell'area di origine.

Dai cereali all'energia: quanto incide la guerra sulla produzione

Ma da cosa dipendono gli aumenti? "A inizio anno per via del rialzo del prezzo di alcune materie come la plastica o il polistirolo dello scorso autunno abbiamo deciso di applicare un piccolo aumento del prezzo - spiega Raimondo a CasertaNews - Adesso con l'emergenza Ucraina stiamo cercando di mantenere i prezzi ma alla lunga è difficile. Se la guerra dovesse continuare a lungo sarà inevitabile un ulteriore aumento del prezzo della mozzarella già entro l'estate". 

Facendo i conti in tasca ai produttori, da gennaio 2022 si è registrato l'incremento del prezzo dei mangimi, in particolare quello dei cereali tra cui il mais. Circa il 10% del mais che finisce nei prodotti destinati alla cura delle bufale viene dall'Ucraina ma anche da altri paesi europei come l'Ungheria, che proprio per via del blocco ucraino ha adottato un ulteriore blocco speculativo. Somme a cui si aggiungono quelli relativi all'energia utilizzata per la produzione dell'oro bianco e del petrolio per la logistica. Il 'caro carburante' per Raimondo "è ingiustificato - commenta - Lo stesso ministro Cingolani ha parlato di truffa. Le compagnie petrolifere hanno acquistato il petrolio al prezzo di 6 mesi fa ed oggi lo rivendono facendo una speculazione enorme". 

Le ricadute a cascata su turismo ed enogastronomia

Dunque, è proprio l'aumento dei costi di produzione e logistica che rischia di mandare in crisi un comparto che rappresenta un'eccellenza del Made in Italy, o meglio del Made in Caserta. "Se aumenta il prezzo è inevitabile che caleranno le vendite - commenta Raimondo - Le aziende associate al Consorzio contano circa 400mila capi bufalini che vanno comunque munti regolarmente, con il latte che va trasformato e quindi le imprese rischiano di restare schiacciate dai loro stessi costi vivi". Anche a causa del braccio di ferro con la Gdo per il riconoscimento dell'aumento dei costi di produzione.

E così, dopo anni da record con un business che supera 1,2 miliardi e che ha avuto una crescita - all'anno scorso - del 70% negli ultimi 10 anni, la mozzarella rischia di subire perdite. Un danno che coinvolgerebbe a cascata anche altri settori dal turismo all'enogastronomia. "L'estate 2022 doveva essere quella della ripresa dopo il Covid ed invece stiamo pagando il prezzo salato di una guerra - conclude Raimondo - La provincia di Caserta e la Campania in generale rappresentano la 'Dop Valley' d'Italia e senza turismo la nostra economia rischia il collasso. Spero che la diplomazia faccia la sua parte e che la guerra finisca quanto prima. Prima questo accade e minori saranno i danni per le nostre imprese".

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