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Alfano (Api) su ritardo nei pagamenti da parte della PA

Napoli - Sono 15 le sigle - Api Napoli, Api Matera, Api Salerno, Api Siracusa, Assistal, ACEN, ACFAPO, Consorzio Conai Service, Federfarma, Società Cooperativa 'Verso Il Futuro arl', Società Cooperativa 'Don Lorenzo Milani arl', Società...

Sono 15 le sigle - Api Napoli, Api Matera, Api Salerno, Api Siracusa, Assistal, ACEN, ACFAPO, Consorzio Conai Service, Federfarma, Società Cooperativa 'Verso Il Futuro arl', Società Cooperativa 'Don Lorenzo Milani arl', Società Cooperativa 'Progetto Servizi arl', Società Cooperativa 'Teorama arl', Società gruppo 'Omega Service srl', Unionservizi Api – che hanno sottoscritto la denuncia contro l'Italia presentata da Oipa (Osservatorio su Imprese e Pubblica Amministrazione) alla Commissione delle Comunità Europee per inadempimenti del diritto comunitario
«Lo Stato italiano - si legge nel documento - ha emanato il D.Lgs. 09-10-2002, n. 231, recante l''Attuazione della direttiva 2000/35/CE relativa alla lotta contro i ritardi di pagamento nelle transazioni commerciali e prestazioni di servizi ' (in G.U. 23-10-2002, n. 249, Serie Generale). Ciò nonostante le imprese italiane denunciano la prassi in concreto invalsa secondo la quale, nonostante le previsioni di legge, oggi più che mai i tempi per ottenere i pagamenti da parte delle Amministrazioni pubbliche sono oltremodo dilatati.»
In Italia i tempi medi di pagamento avvengono con un ritardo di 138 giorni rispetto alla media europea di 68 giorni. In ambito comunitario il nostro Paese è quasi in coda alla classifica, preceduto solo dal Portogallo, che con i suoi 155 giorni ottiene il primato negativo. Le aziende fornitrici di beni e servizi lottano per il pagamento dei circa 24 miliardi di euro di crediti che vantano nei confronti dello Stato: i ritardi medi delle Amministrazioni Centrali e soprattutto degli Enti locali, viaggiano intorno all'anno, e nei casi più gravi oltrepassano i due anni e mezzo, con punte particolarmente critiche nel Lazio, in Campania e in Puglia.
La Petizione di OIPA alla Commissione Europea anticipa di qualche giorno l'entrata in vigore prevista per il 29 marzo u.s. del Decreto Ministeriale n° 40/2008 , provvedimento che arriva come una doccia fredda specialmente per le piccole e medie imprese. Il Decreto in parola pone le regole attuative dell'art. 48/bis DPR 602/73 secondo il quale le Pubbliche Amministrazioni e le società a prevalente partecipazione pubblica, prima di effettuare, a qualunque titolo, pagamenti di importo superiore a € 10.000,00 devono verificare presso Equitalia se il beneficiario è inadempiente verso l'erario per somme complessivamente superiori a € 10.000,00 derivanti da cartelle esattoriali. In caso affermativo bloccano il pagamento fino alla concorrenza del debito segnalato, in attesa che Equitalia provveda all'intimazione e al recupero delle somme che risultano esposte.
In contrasto, dunque, con quanto stabilito dalla stessa Ragioneria dello Stato, che con la circolare n°29 del 12 settembre 2007, al fine di evitare il blocco dei pagamenti, aveva disposto che fosse sufficiente l'autocertificazione del beneficiario.
«Con questo provvedimento si fa un grande passo indietro. Nel nostro Paese il ritardo nei pagamenti da parte della pubblica amministrazione sembra orami diventato un problema cronico e la sua portata è tale, specie in regioni come la nostra, che non si può attendere ancora a lungo per sperare in azioni risolutive – ha dichiarato Emilio Alfano, presidente Api Napoli – Le imprese coinvolte sono numerose e per molte di esse è a rischio la stessa sopravvivenza. Questo significa mettere in serio pericolo posti di lavoro certi, un lusso qui in Campania, dove la congiuntura negativa legata al problema dei rifiuti non ha fatto altro che peggiorare la situazione, non ci si può affatto permettere. I ritardi nei pagamenti sono, tuttavia, la punta dell'iceberg di una burocrazia lenta, farragisona e spesso addirittura disattenta, che pesa fortemente sul fare impresa e ne accresce i costi. E il momento di invertire la rotta. Ci auguriamo, dunque, che il cammino intrapreso con Oipa, giunto ad una fase cruciale, possa dare i risultati sperati. È evidente, però, che per l'Italia rappresenta comunque una sconfitta la richiesta di un intervento sopranazionale per risolvere un problema interno al Paese.»
«Il ritardo nei pagamenti impedisce la programmazione aziendale e dunque è uno dei fattori principali che limita la capacità di crescita delle aziende – ha affermato Ambrogio Prezioso, presidente dell'Associazione Costruttori Edili di Napoli – Sarebbe perciò doveroso che proprio le Pubbliche Amministrazioni, che debbono assicurare condizioni ideali di crescita economica nel più generale interesse pubblico, ottemperassero fedelmente ai contratti. Poiché, al contrario, ciò assai spesso non avviene ed anzi i tempi di pagamento stanno superando i diciotto mesi, l'Acen si è determinata a sottoscrivere una circostanziata denuncia all'Unione Europea. Tale iniziativa è volta dunque a tutelare le aziende migliori, altrimenti penalizzate rispetto a quelle meno serie, che accettano condizioni inique pur di assumere commesse, salvo poi istaurare lunghi contenziosi e spesso non concludere i lavori o eseguirli in modo scadente.»
«Quello che vorrei sottolineare - ha affermato Antonio Persici, presidente Oipa - è la necessità di aggregare tutte le forze in campo, specialmente quelle che stimolate dalla nostra iniziativa ci stanno emulando disgiuntamente. Infatti, solo qualche giorno fa abbiamo avuto notizia, in modo molto riservato, che un altro 'ente associativo' sta percorrendo la stessa strada. Sarebbe quindi auspicabile che almeno in Italia si riunissero le forze in campo. Il ritardo dei pagamenti è un ostacolo allo sviluppo e quindi non è un problema di alcuni, ma un problema di tutti, dell'intero Paese. Dopo il monitoraggio nelle Marche e nel Lazio, siamo approdati a Napoli, dove abbiamo riscontrato la particolare gravità del fenomeno e la grande collaborazione da parte dell'API e degli imprenditori, segno di una coralità di imprese che intendono reagire per tutelare e rafforzare lo sviluppo economico e i posti di lavoro nel loro territorio. A queste imprese e a chi le rappresenta è necessario fornire strumenti in grado di assicurare le opportune tutele giuridiche e contrattuali, in maniera tale che la pubblica amministrazione rispetti a sua volta gli impegni contrattuali e i termini di pagamento e avvii finalmente un 'percorso virtuoso'».
«Come abbiamo già denunciato due mesi fa, le imprese aderenti a Unionservizi vantano complessivamente un credito di oltre 2 milioni di euro, uno stato di insolvenza da parte degli Enti Pubblici nei confronti delle aziende fornitrici che persiste – ha aggiunto Luigi Quaranta, presidente Unionservizi Napoli – Dopo l'ennesimo incontro con alcuni dirigenti del Ministero dell'Economia e delle Finanze, l'unico dato certo emerso è che ci sono fondi stanziati su Capitoli di spesa inutili e non quelli per liquidare le aziende. Le Entrate Fiscali, in continuo aumento, sono destinate a ben altro e non a tamponare un'emorragia' che rischia di depauperare la piccola e media industria. Come può, di fronte a tutto questo, lo Stato pretendere che le aziende continuino ad essere virtuose e a far fronte a tutti gli impegni contributivi e fiscali mentre la situazione creditoria cresce a dismisura? A questo punto diventa urgente l'intervento della Commissione Europea alla quale ci siamo rivolti in collaborazione con OIPA, sperando in un rapido intervento per stigmatizzare l'inerzia dello Stato Italiano».
«Il costante ritardo nei pagamenti di Stato e Regioni è la principale causa di asfissia del complesso produttivo e commerciale che si interfaccia con la PA – ha concluso Elio Scognamiglio, Presidente di ACFAPO, Associazione Campania Fornitori Apparecchiature e Presidi Ospedalieri - Nessuno sviluppo è possibile per una impresa nuova o vecchia se il capitale investito non rientra nei tempi previsti in un contratto di fornitura: le regole di una sana economia non distinguono tra i tempi tecnici di un operatore privato e le ere geologiche di una Stazione Appaltante pubblica. Le Imprese non possono continuare a finanziare di fatto lo Stato, che a sua volta non può continuare ad incassare le imposte sui redditi d'impresa per competenza e non per cassa, ignorando il fatto che non paga i suoi fornitori. Infine, i Direttori Generali di ASL e Ospedali non possono essere valutati dalle rispettive Giunte regionali in funzione dei soli risparmi di spesa, senza tener conto della riduzione o dell'aumento nel ritardo di pagamenti.»

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