Aumento prezzo del pane, Ascom contro abusivi

Gli esercenti a confronto nella sede dell’Ascom Confcommercio di Marcianise dopo l’aumento del pane. Una riunione caratterizzata dai toni piuttosto polemici che ha messo in risalto le difficoltà e l’esasperazione della categoria dei panettieri, costretti a difendersi da una concorrenza non sempre leale e alla pari. Per evitare che la categoria venga affondata i commercianti, presenti in tanti nella riunione di domenica mattina, hanno all’unisono concordato che adeguarsi al listino dei nuovi prezzi del pane risulta fondamentale. Un chilo di pane quindi costerà due euro Un chilogrammo di pane costerà 2 euro. Attualmente il pane nella pezzatura da un chilo costa 1,55 euro. A generare l'aumento del prodotto è l'incremento del prezzo all'origine del grano duro, materia prima per il pane e per tutta la filiera dei prodotti da forno (panini, rosette, grissini, friselle, taralli ed affini). L'incremento del prezzo del frumento incide così sul costo della semola rimacinata di grano duro impiegata nella panificazione e nella produzione da forno. Perché aumenta il costo del grano? Alcuni mulini sostengono che il prezzo si è impennato nell'ultimo periodo perché la produzione non fa fronte alla domanda in termini quantitativi. C'è stata una riduzione delle scorte mondiali del frumento. Nonché una diminuzione della produzione del grano nazionale. Dunque questioni meramente economiche nella logica della domanda e dell'offerta. Oltre agli esercenti hanno preso parte alla riunione il presidente dell’Ascom Confcommercio Marcianise – Maddaloni, Antonio Zinzi; il dirigente della sede Ascom di Caserta Alessandro Pellicanò e Francesco Caputo. Sì all’aumento del pane solo se si avvia un discorso concreto sull’abusivismo commerciale in particolare a quelle realtà illegali irrispettose di norme igienico sanitarie e di sicurezza alimentare e che eludono anche gli obblighi fiscali e che gravono sulle tasche della collettività.