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Venerdì, 26 Aprile 2024
Cultura

Caserta e le leggi del buon governo nel Codice Leuciano

Uguaglianza, lavoro ed istruzione nella Real Colonia di Ferdinando IV di Borbone

Una vera e propria società ideale sancita dalle "leggi del buon governo" di quello che è noto come "Il Codice Leuciano" di Ferdinando IV Re delle Sicilie. Si tratta delle emanazioni reali che sancivano le modalità comportamentali degli abitanti della Real Colonia ispirate al dispotismo illuminato della fine del '700.

FERDINANDOPOLI

Il sito di San Leucio era stato acquistato dai Borbone come residenza di caccia ma Ferdinando, dopo la morte prematura del suo primogenito, lo adibì a sito per la lavorazione su scala industriale della seta. Oltre alle abitazioni per i lavoratori, il progetto prevedeva strutture educative e sanitarie. Una siffatta città ideale necessitava di un codice di leggi contenente i principi fondamentali che avrebbero dovuto guidare la comunità e favorirne il florido sviluppo. Fu così che nel 1789 nacque lo Statuto di San Leucio o Codice Leuciano, un chiaro esempio di dispotismo ispirato ad ideali di uguaglianza sociale e di solidarietà. Diverse fonti riportano che il codice fu redatto dall’intellettuale Antonio Planelli, appartenente all’entourage della regina Maria Carolina d’Asburgo-Lorena.

IL CODICE

Il Codice Leuciano è composto da 5 capitoli e 24 brevi paragrafi e descrive una società fondata sulla pari dignità tra i lavoratori e sul merito.

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"PERFETTA UGUAGLIANZA NEL VESTIRE"

"Essendo voi dunque tutti Artisti, la legge che Io v’impongo, è quella di una perfetta uguaglianza", si legge nel codice, l'unica distinzione tra i lavoratori è quella "che deriva dal merito". "Nessun di voi pertanto - prosegue - sia uomo, sia donna, presuma mai pretendere a contrassegni di distinzione, se non ha esemplarità di costume, ed eccellenza di mestiere. A quest’oggetto per evitar la gara nel lusso, ed al dispendio in questo ramo quanto inutile, altrettanto dannoso, comando che il vestire sia uguale in tutti".

Il Belvedere di San Leucio

I MATRIMONI PER AMORE

Un altro particolare del Codice Leuciano è la libera scelta di sposarsi. Avevano diritto a contrarre matrimonio tutti gli uomini di 20 anni e le donne di 16, a patto che "non vengano dichiarati poveretti nell'arte". Insomma potevano sposarsi e mantenersi. E nella scelta dello sposo o della sposa "non si mischino punto i Genitori, ma sia libera dei giovini". Inoltre essendo lo spirito della società quello dell'uguaglianza erano eliminate le doti. Ovviamente lo scopo era quello di far restare i coloni a San Leucio e farli sposare tra loro. La "fanciulla" che desiderava sposarsi con un "forestiero" sarebbe stata considerata come straniera, mentre l'uomo poteva farlo dopo che la donna esterna aveva svolto un percorso di apprendimento dell'arte manifatturiera.

L'EDUCAZIONE DEI GIOVANI

I bambini andavano a scuola ed apprendevano "il leggere, lo scrivere, l'abbaco". Ma non solo. "Per renderli ancor utili a voi, allo Stato, e ad esso loro, e per non farli andare altrove a cercar la maniera d’impiegarsi, ho provveduto questo luogo di macchine, di strumenti, e di artisti abili ad insegnar loro le più perfette manifatture, e vi s’introdurranno ancora tutte quelle altre arti, che hann’immediato rapporto con l’introdotte,ad oggetti dia versi quell’insieme, che indispensabilmente vi si richiede per l’economia, e per la perfezione". Inoltre "quei tali giovini dell’uno, e dell’altro sesso, che giunti sieno alla età di 16 anni senza essers’impiegati nelle manifatture per mancanza di volontà, saranno mandati in Casa di correzione, col divieto di non poter mai più tornar nel luogo. E coloro, che impiegaticisi non abbiano nulla appreso per mancanza di applicazione, saran mandati in Casa di educazione, col divieto di non poter tornare nelle di lor case, se non istruiti".

Un sogno ancora oggi visitabile e dove è possibile ammirare lo storico setificio con i macchinari e la residenza dei reali.

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