Assolto imprenditore finito sotto processo per cambiali false

“Pur essendo pacifica la falsità delle sottoscrizioni apposte sulle cambiali, non è possibile attribuire la paternità delle firme false e si deve escludere che l’imputato fosse consapevole della falsità”. E’ quanto ha stabilito il giudice del tribunale di Santa Maria Capua Vetere Maria Compagnone nella sentenza di assoluzione di un imprenditore di Afragola, Gennaro B., oggi 62 anni, accusato di truffa per aver provato ad incassare cambiali con firme false a nome di una ditta di Marcianise.

I fatti di cui al processo si sono verificati nel 2015 quando l’impresa, con sede a Marcianise, si era aggiudicata un appalto per la fornitura, il montaggio e l'installazione di alcuni arredi fissi presso il tribunale di Castrovillari, in provincia di Cosenza. In virtù dei lavori da effettuare i due imprenditori si rivolsero ad un collega, l’imputato appunto, per "alleggerire la produzione interna" e subappaltando la fornitura di infissi. Subappalto che non era previsto dal bando di gara e che venne revocato subito dopo. Nonostante ciò i due imprenditori vollero tenere fede all'impegno preso con l'idea di destinare gli arredi ordinati per future commesse. 

Della commissione richiesta, però, solo una parte andò in porto. Dopo una circa una settimana gli imprenditori vennero contattati dalla banca Unicredit di Caserta che li informava di alcune cambiali (complessivamente ne sono risultate 25) emesse dalla loro società in favore di quella dell'imputato. Cambiali che non erano mai state emesse dalle vittime che hanno appurato come le firme apposte fossero false. Ma a falsificarle, secondo quanto emerso durante il dibattimento, non è stato l’imprenditore (rappresentato dall'avvocato Raffaele Serpe) che è stato assolto per non aver commesso il fatto. La Procura aveva chiesto un anno di condanna.