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Sabato, 27 Aprile 2024
Cronaca Grazzanise

Scacco al traffico internazionale di eroina e cocaina: 4 arresti e 6 kg di droga sequestrata

La banda criminale importava e distribuiva grossi quantitativi di sostanza stupefacente attraverso i cosiddetti “corrieri ovulatori”

I carabinieri della Compagnia di Santa Maria Capua Vetere unitamente a quelli della Stazione di Grazzanise hanno dato esecuzione ad un’ordinanza applicativa di misure cautelari, emessa dal Gip del Tribunale di Napoli, su richiesta della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Napoli (Direzione Distrettuale Antimafia), nei confronti di 3 cittadini nigeriani ed uno originario del Niger ritenuti responsabili a vario titolo, di associazione per delinquere dedita all’importazione, distribuzione in Italia e trasporto nonché cessione sul territorio nazionale di ingenti quantitativi di eroina e cocaina. Condotte queste aggravate dall'articolo 4 L. 146 del 2006, trattandosi di reato transnazionale.

Il provvedimento cautelare costituisce il proseguo di un’articolata attività investigativa, inizialmente coordinata dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Santa Maria Capua Vetere e successivamente, attesa la sussistenza di reati associativi a carattere transnazionale, dalla Direzione Distrettuale Antimafia che ha consentito in data 5 novembre 2019 di dare esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare, per i medesimi reati, nei confronti di 16 indagati.

In particolare l’indagine condotta dall’ottobre 2015 al dicembre 2016, attraverso intercettazioni telefoniche, acquisizione dei piani di volo e delle liste passeggeri dei voli d’interesse, nonché servizi di osservazione, perquisizioni ed arresti in flagranza di reato, ha consentito di contestare l’esistenza e l’operatività di un’organizzazione criminale, composta da cittadini nigeriani presenti sul territorio nazionale ed in altre nazioni, dedita all’importazione e distribuzione di grossi quantitativi di eroina e cocaina attraverso reiterati trasporti effettuati mediante i cosiddetti “corrieri ovulatori”, dalla Nigeria, Kenya, Madagascar, Ruanda, Brasile, Turchia, Spagna all’Italia.

I corrieri trasportavano gli ovuli di droga all’interno del proprio corpo in quantitativi variabili tra i 500 ed i 1.400 grammi per volta; constatare che i pagamenti delle illecite transazioni avvenivano tramite circuiti internazionali di money transfer quali Wester Union o Money Gram ovvero, per i pagamenti in ambito nazionale, anche attraverso accrediti su carte prepagate Postepay.

Le sostanze stupefacenti, una volta in Italia, venivano illecitamente trasportate e cedute in favore di una fitta rete di “pusher” delle città di Sant’Antimo, Padova, Latina e Cisterna di Latina (LT) che, a loro volta, le rivendevano al dettaglio; riscontrare che gli indagati si sono resi responsabili, singolarmente ed in concorso, di complessive 8 importazioni di droga dall’estero e 42 episodi di trasporto illecito e successiva cessione.

Il costo per l’acquisto di un chilogrammo di eroina all’ingrosso si aggirava intorno ai 30 mila euro e che il guadagno per ogni “corriere ovulatore”, a seconda della complessità del viaggio, variava dai 3000 ai 6000 euro. Gli indagati, soprattutto i capi o loro gregari, utilizzavano numerosi e diversi sistemi di comunicazioni per eludere le investigazioni (sostituzione di schede telefoniche intestate a soggetti inesistenti o estranei all’indagini, posta elettronica con provider esteri, Call Center, Internet Point e chat line).

Tratti in arresto in flagranza di reato, anche unitamente ad altre forze di polizia, 13 persone, sequestrati complessivamente 368 ovuli, per un peso complessivo di circa 6 Kg (di cui 4650 grammi di eroina e 1350 grammi di cocaina).

I contenuti delle conversazioni captate, che avvenivano attraverso un linguaggio criptico e convenzionale decodificato dai carabinieri (lo stupefacente veniva indicato facendo ricorso a termini del tipo “merci”, “vestiti”, “scarpe” mentre l’espressione “mangiare bene” veniva utilizzata per indicare la capacità del corriere di trasportare ovuli nello stomaco), hanno consentito di appurare e fotografare le modalità con cui gli indagati realizzavano l’illecita attività. Il Gip, condividendo l’impianto accusatorio avanzato dalla Direzione Distrettuale Antimafia partenopea, ha disposto per gli indagati la misura della custodia cautelare in carcere.

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