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Cronaca Aversa

Carabiniere chiama il colonnello 2 minuti dopo l'omicidio del sindaco: "Inquietante"

Emerge dal decreto di perquisizione a carico di Cagnazzo, Cioffi e Molaro. Per la Dda i depistaggi posti in essere sarebbero stati "preordinati"

Due minuti dopo l'omicidio del sindaco di Pollica Angelo Vassallo, sul telefono del tenente colonnello Fabio Cagnazzo, originario di Aversa, arriva una telefonata da parte del carabiniere Luigi Molaro, all'epoca suo braccio destro, rimasta senza risposta. E' questo uno dei retroscena contenuti nel decreto di perquisizione nei confronti di 9 indagati coinvolti, per la Dda di Salerno, nell'omicidio del "sindaco pescatore".

Proprio quella telefonata sarebbe, riferisce l'Ansa, un dato "inquietante" secondo la Dda di Salerno che ha perquisito e indagato i due militari dell'Arma. Con loro destinatario degli accertamenti della Procura anche l'ex brigadiere Lazzaro Cioffi, di Casagiove e già condannato a 15 anni per droga. Tutti e tre i militari dell'Arma sono accusati anche di omicidio. Per gli inquirenti, i successivi depistaggi da essi messi in atto sarebbero stati "preordinati".

Nella mattinata di giovedì i carabinieri della sezione Anticrimine di Roma hanno effettuato le perquisizioni nella casa di Frosinone di Cagnazzo ed in quella in Calabria dove si trova Cioffi, attualmente ristretto agli arresti domiciliari. Nell'abitazione di Cioffi sono stati sequestrati pc e cellulari. L'ex sottufficiale - ritenuto vicinissimo a Cagnazzo ai tempi in cui i due erano in servizio a Castello di Cisterna - era stato già indagato per il delitto di Vassallo nel 2018. In un'intercettazione sua moglie riferì alla sorella di essere disposta a "fare tutti i nomi" in quanto suo marito Cioffi sarebbe stato parte di una "squadra". 

I pm della Dda di Salerno, nel provvedimento, evidenziano come il delitto di Angelo Vassallo "sia stato posto in essere per impedirgli di rivelare quanto aveva appreso circa il coinvolgimento di soggetti, da lui individuati, in un traffico di stupefacenti che coinvolgeva il porto di Acciaroli, luogo di approdo di gommoni che scaricavano la droga". Per gli inquirenti, "appare pacifico che alla fine del mese di agosto 2010 il sindaco Vassallo avesse iniziato una personale attività di contrasto al fenomeno dello spaccio di stupefacenti in Acciaroli e che, evidentemente non fidandosi del locale presidio dei carabinieri, avesse coinvolto in questa attività alcune unità della polizia municipale, cui aveva affidato servizi di appostamento sul porticciolo per cercare di individuare i gommoni che portavano lo stupefacente sulla terraferma - si legge nel provvedimento - e quanto scoperto aveva provocato all'amministratore un forte senso di delusione oltre che forti timori per la propria incolumità". 

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