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Venerdì, 26 Aprile 2024
Cronaca Santa Maria Capua Vetere

Bunker blindato per il maxi processo agli agenti. Figlia detenuto: "Vogliamo giustizia" | VIDEO

Antonella Cacace ha raccontato il dramma vissuto da suo padre: "Era sconvolto. Di notte non riusciva più a dormire"

Aula bunker di Santa Maria Capua Vetere blindata per la prima udienza del maxi processo per le torture avvenute al carcere di Santa Maria Capua Vetere il 6 aprile del 2020 e per cui sono finite sul banco degli imputati 105 persone. 

Già di primo mattino i pochi posti auto disponibili nel parcheggio accanto al bunker erano esauriti con i vigili urbani e la guardia di finanza che hanno interdetto l'accesso alla stradina che, superato il carcere, conduce alla maxi aula da 600 posti a sedere che ospiterà le udienze. 

Imponente il servizio d'ordine con la polizia di stato che ha monitorato gli accessi di avvocati, sia degli imputati sia delle parti civili, giornalisti e familiari delle vittime. All'interno del corridoio del bunker, invece, le attività di controllo sono state affidate ai carabinieri della compagnia di Santa Maria Capua Vetere che hanno impiegato 15 militari nel servizio.

Non sono mancati i familiari dei detenuti - molti dei quali si sono costituiti parte civile - che avrebbero subito i pestaggi da parte degli agenti. "Sono il figlio di un detenuto che è stato picchiato", ha detto un ragazzo al gabbiotto di guardia prima di accedere alle aule. Tra i presenti anche Antonella Cacace, la figlia di Vincenzo Cacace, il detenuto su una sedia a rotelle preso a manganellate durante quella che il gip ha definito "un'orribile mattanza". Cacace dopo essere tornato a casa si è spento nel giugno di quest'anno. 

Durante una pausa dell'udienza la figlia Antonella si è fermata a parlare con i cronisti presenti. "Quando stava qua mio padre non aveva detto niente a nessuno - ha raccontato - Non ci disse niente quando lo venivamo a trovare o durante le videochiamate". Poi ha precisato: "Mio padre ha sbagliato nella sua vita ma ciò non vuol dire che avessero il diritto di fare quello che hanno fatto. Mio padre ha avuto uno stress post traumatico per quello che è successo e per gli abusi subiti in carcere. Di notte aveva paura, non riusciva a dormire, si svegliava: 'appuntato accendimi la luce'. Da questo processo noi ci aspettiamo giustizia per mio padre ma anche per gli altri detenuti". 

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