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Venerdì, 26 Aprile 2024
Cronaca

Il pentito svela: “Un vigile urbano faceva da messaggero per Zagaria”

Iavarazzo racconta i contatti con i vertici del sodalizio dopo il 2015: "Sulla pubblicità mi muovevo liberamente ma trattavo su altri affari"

Si muoveva solo in bicicletta per evitare microspie in auto e comunicava con i suoi sodali attraverso appunti scritti su bigliettini. Così portava avanti il business della pubblicità Mario Iavarazzo, esponente del gruppo Schiavone-Russo del clan dei Casalesi ed oggi collaboratore di giustizia.

Iavarazzo ha parlato agli inquirenti del monopolio della cartellonistica da parte sua e del suo socio, Armando Aprile. Dichiarazioni che sono state depositate al processo a carico di quest'ultimo e di altri in corso davanti ai giudici del tribunale di Napoli Nord. Nelle sue propalazioni Iavarazzo ha anche chiarito i suoi rapporti con il clan dopo il 2015, anno in cui venne scarcerato e riprende in mano i vecchi affari rimettendo in moto "quel settore, quelle conoscenze e quei metodi e modi che usavo già precedentemente".

Ma se i metodi mafiosi restano immutati - "continuavo ad operare da Casalese" - cambia il rapporto con il clan in quanto precedentemente "c'erano i personaggi che conoscevano questa attività in tutto e per tutto - ha spiegato - tipo Schiavone, tipo Nicola Panaro mentre in questo periodo dal 2015 al 2017 non c'erano persone che si interfacciavano con me o che mi potevano chiedere qualche cosa di questo settore perché erano tutti arrestati". In altri termini "potevo muovermi più liberamente", ha chiarito.

Così, almeno per il settore della pubblicità, Iavarazzo non doveva versare quote nella cassa del clan a meno che la vecchia guardia dei Casalesi non si fosse riformata. Ma nonostante ciò i contatti con il sodalizio camorristico non sono mancati sia con il gruppo Schiavone sia con la famiglia Zagaria (in particolare Carmine che in quel periodo era libero).

Fu un vigile urbano di Villa di Briano ad avvicinare Iavarazzo per chiedergli di "mettersi a disposizione" della famiglia Zagaria: "io gli dissi che ero a disposizione" intraprendendo, così, "interlocuzioni e trattative circa comuni azioni ed affari da intraprendere". Al riguardo il collaboratore di giustizia ha anche fatto i nomi di alcuni imprenditori, al momento omissati dagli inquirenti.

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