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Cronaca Capua

"Nessuna prova del patto politico-mafioso. Antropoli vittima di violenza istituzionale"

L'avvocato Maiello smonta l'accusa di concorso esterno al clan dei Casalesi. Il difensore di Taglialatela: "Accuse di Zagaria gli sono valse richiesta di pena lieve"

L'ex sindaco di Capua Carmine Antropoli è stato "una vittima della violenza istituzionale" del congegno di un indimostrabile "patto politico-mafioso". Con queste parole l'avvocato Vincenzo Maiello ha concluso la sua arringa nei confronti dell'ex primo cittadino sotto processo per concorso esterno al clan dei Casalesi. 

Il difensore - nel corso della sua discussione pronunciata dinanzi alla Corte d'Assise di Santa Maria Capua Vetere presieduta dal giudice Roberto Donatiello - ha evidenziato come nelle mani della procura non ci siano "prove del patto politico-mafioso". "L'impegno a mettersi a disposizione delle esigenze del clan - ha ribadito - è formulato in maniera generica mentre deve essere concreto. L'ipotesi del patto non configura il concorso esterno. Il pm non è nelle condizioni di dimostrarlo. Antropoli è una vittima della violenza istituzionale di questo congegno". Maiello ha argomentato sull'insussistenza dell'accusa di concorso esterno per la quale "non vi è prova diretta o indiretta". Per questo ha invocato l'assoluzione per consentire ad Antropoli "di continuare a svolgere la sua attività di chirurgo, per consentire la prosecuzione della sua attività di ricerca nel campo medico e per far sì che Carmine Antropoli continui ad essere considerato una persona perbene". 

Dopo l'arringa del difensore dell'ex sindaco di Capua, per il quale la Dda ha invocato 10 anni di carcere, è stata la volta del difensore dell'ex assessore Guido Taglialatela, l'avvocato Gerardo Marrocco, che ha argomentato sulle dichiarazioni del principale accusatore del processo: Francesco Zagaria, anche lui imputato. Il difensore ha evidenziato in primo luogo come, lo stesso gip di Napoli Zinno, che firmò l'ordinanza cautelare nei suoi confronti nel 2017 (poi annullata dal Riesame), ribadì come Zagaria non fosse un affiliato ma "un concorrente esterno", estraneo dunque al clan. E fino al 2017 Zagaria non era stato colpito da alcun provvedimento dell'autorità giudiziaria. 

Anzi. Il fratello faceva parte dell'associazione Libera e pochi mesi prima delle elezioni a Capua - oggetto del presunto patto con la camorra - venne recapitato a casa della madre di Zagaria un pacco contenente una pistola e dei proiettili, una testa di agnello, tre zampe di maiale e interiora di animali. Questa la conoscenza di Zagaria del quale gli imputati evidentemente - è questa l'argomentazione del difensore - non conoscevano la presunta caratura criminale.

L'avvocato Marrocco ha sottolineato come l'inizio del percorso di collaborazione con la giustizia "gli sono valse una richiesta di condanna di soli 8 anni e 6 mesi per un omicidio volontario pluriaggravato, per una partecipazione ad un associazione a delinquere di stampo mafioso, per la detenzione e porto d’armi pluriaggravata e per una violenza privata aggravata dal metodo camorristico". Marrocco ha invocato l'assoluzione per Taglialatela. 

Si torna in aula fra due giorni per la prosecuzione delle arringhe. A prendere la parola l'avvocato Mauro Iodice per Antropoli e Guglielmo Ventrone e Lorenzo Caruso per Marco Ricci. 

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