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Cronaca

Il boss Pasquale Zagaria torna in carcere

Il fratello del capoclan trasferito a Milano Opera dopo 5 mesi ai domiciliari

Torna in carcere Pasquale Zagaria, ergastolano e fratello del capoclan dei Casalesi Michele. Il boss, soprannominato Bin Laden, è stato trasferito questa mattina nel carcere di Opera a Milano, la struttura individuata dal Dap come luogo idoneo per la detenzione. 

Zagaria, riferisce l'Ansa, era stato scarcerato ad aprile dal giudice di sorveglianza di Sassari, lo stesso che ha poi sollevato questione di legittimità costituzionale contro il decreto Bonafede. Zagaria, che è malato da tempo, era stato posto ai domiciliari in casa di un familiare a Brescia per motivi legati all'emergenza Coronavirus: l'ospedale di Sassari dove seguiva le terapie per la malattia, non era più in grado di prestargli le cure necessarie. Il tribunale di sorveglianza di Sassari aveva però disposto un termine di cinque mesi alla misura dei domiciliari, che è scaduto ieri. Il tribunale di Brescia, al quale i colleghi sardi avevano girato il fascicolo per competenza, hanno dunque ritenuto cessate le esigenze e riportato il boss in carcere.

Le reazioni

"Abbiamo appreso che da qualche ora il boss di camorra Pasquale Zagaria, scarcerato fra mille polemiche e show televisivi in piena crisi pandemica da Covid-19 ad aprile scorso, è stato riassicurato alla custodia in carcere. Riteniamo, pertanto, che i nuovi Vertici del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria con a Capo Bernardo Petralia, che si stanno connotando per un certo dinamismo, abbiano fatto in modo di assicurare anche a Zagaria, come a qualsiasi persona umana, fosse anche il più incallito dei delinquenti, il diritto alla salute. Condizioni che, evidentemente, vuoi per problemi ancestrali, vuoi per disorganizzazione, vuoi – ancora – per errori e ritardi, non era stato possibile assicurare in precedenza. Adesso, però, ci si prepari a una possibile fase due con probabili nuovi contagi; nessuno si potrebbe permettere il bis a ciò che è accaduto nella scorsa primavera". Così Gennarino De Fazio, Segretario Generale della UILPA Polizia Penitenziaria. "Riteniamo – prosegue De Fazio – che a questo risultato abbia potuto dare già il suo primo contributo il nucleo di Polizia penitenziaria che da pochi giorni è impiegato a supporto del Procuratore Nazionale Antimafia e Antiterrorismo Federico Cafiero de Raho, ma ora è indispensabile non cullarsi sui risultati, che per pudore non vogliamo definire allori, e operare compiutamente e tangibilmente per assicurare vivibilità e salubrità alle carceri. Sia chiaro – spiega ancora il leader della UILPA PP –, nei penitenziari la situazione attuale per quel che concerne il coronavirus non desta maggiori preoccupazioni che all’esterno; anzi, gli ultimi dati comunicati dal DAP, pur con qualche preoccupazione locale, sono complessivamente piuttosto confortanti se comparati con quelli generali, ma testimoniano anch’essi che il virus circola e sarà pertanto inevitabile che in qualche misura penetri all’interno delle cinte murarie, dove le problematiche di vivibilità e di natura sanitaria sono ataviche e antecedenti al COVID-19. Per non ammettere repliche a quanto accaduto a marzo e ad aprile scorsi – conclude De Fazio – sono indispensabili e urgenti ulteriori misure di prevenzione e organizzative, che chiediamo ancora accoratamente al DAP, a partire da un protocollo sanitario condiviso per gli operatori e alla somministrazione volontaria e generalizzata del vaccino contro l’influenza stagionale".

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