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Venerdì, 26 Aprile 2024
Cronaca Casal di Principe

Ucciso per vendetta dai Casalesi: chiesti 5 ergastoli

Il pm ha invocato il massimo della pena per i boss Zagaria, Caterino, Schiavone e per gli specchiettisti del raid. Otto anni per i collaboratori di giustizia Iovine e Ciccio 'e Brezza

Cinque ergastoli e due condanne a 8 anni e 4 mesi di reclusione. Sono queste le richieste del pm della Dda Maurizio Giordano nel processo con abbreviato per l'omicidio di Raffaele Lubrano, figlio del capoclan Vincenzo, ucciso a Pignataro Maggiore nel novembre 2002.

Il pm della Dda ha chiesto il carcere a vita per i boss dei Casalesi Michele Zagaria, Giuseppe Caterino e Francesco Schiavone, alias Cicciariello, ritenuti i mandanti dell'omicidio. Fine pena mai richiesto anche per i due specchiettisti del raid Salvatore Nobis ed Antonio Santamaria. Otto anni e 4 mesi, invece, la pena invocata per i collaboratori di giustizia Antonio Iovine e Francesco Zagaria, alias Ciccio 'e Brezza. Nel corso dell'udienza hanno discusso anche gli avvocati Giuseppe Tessitore, difensore di Iovine, e Pasquale Diana, difensore di Cicciariello Schiavone. Si torna in aula per il prosieguo delle arringhe dei difensori prima di Natale. Nel collegio difensivo sono impegnati gli avvocati Paolo Di Furia, Emilio Martino, Angelo Raucci e Paolo Caterino. 

La sera del 14 novembre 2002 Lubrano, dopo aver lasciato il suo studio di via Vittorio Veneto, mentre percorreva la strada a bordo di una Toyota Land Cruiser, diretta verso una zona periferica, veniva dapprima superata da un’Alfa Romeo 164 e poi bloccata nei pressi del Bar Giordano, dove i killer del commando iniziavano ad esplodere diversi colpi d’arma da fuoco. Lubrano, nel disperato tentativo di scampare all’agguato, riusciva ad invertire la marcia, tentando la fuga in direzione del centro abitato. 

I sicari, quindi, si ponevano all’inseguimento esplodendo numerosi colpi lungo l’intero tragitto fino a via Latina, ove i killer raggiungevano e finivano Lubrano che, nel frattempo, dopo aver urtato con il suo fuoristrada il muro di un’abitazione, aveva tentato una disperata la fuga a piedi. Portato a termine l’efferato delitto, gli autori si dileguavano in direzione di Pastorano, abbandonando l’Alfa Romeo 164, risultata rubata ad Aversa il 12 novembre 2002, in località Arianova ove veniva successivamente rinvenuta bruciata con all’interno le armi poco prima utilizzate. 

Secondo quanto ricostruito dalla Dda, Lubrano venne ucciso per vendicare l'omicidio di Emilio Martinelli, fratello del ras dei Casalesi Enrico ucciso da Lubrano ed i suoi sodali. A rivelare il retroscena era stato il collaboratore di giustizia Antonio Abbate durante il processo Spartacus e Martinelli ascoltò quelle parole collegato in videoconferenza. Uscito dal carcere si rivolse ai vertici del clan per ottenere la sua personale giustizia. 

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