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Venerdì, 26 Aprile 2024
Cronaca Santa Maria Capua Vetere

Scandalo servizi sociali: "Interessi del dirigente nelle cooperative"

L'ufficiale dei carabinieri svela gli intrecci ed i legami di Pirro. Le false fatture entrano nel processo

Le presunte connivenze del dirigente Roberto Pirro con le cooperative che partecipavano alle gare per i servizi sociali a Santa Maria Capua Vetere. E' su quanto si è soffermato un ufficiale dei carabinieri nel corso della sua testimonianza al processo per gli appalti truccati che vede alla sbarra 17 persone tra cui l'ex sindaco Biagio Maria Di Muro.

L'ufficiale di Pg ha iniziato a sviscerare le risultanze investigative svelando il sistema di Pirro che a suo avviso - visti i legami e gli interessi con i gestori delle società - avrebbe dovuto astenersi dall'essere il responsabile relativo agli affidamenti che poi sarebbero stati pilotati verso le società nelle quali lo stesso Pirro aveva nelle aziende. Il carabiniere ha anche fatto riferimento alle false fatture emesse per servizi di fatto non svolti al fine di procurarsi un ingiusto guadagno. Si torna in aula a inizio novembre per la presecuzione dell'escussione del maresciallo dei carabinieri. Il Comune di Santa Maria Capua Vetere si è costituito parte civile. Nel collegio difensivo sono impegnati, fra gli altri, gli avvocati Alberto Martucci, Giuseppe Stellato, Umberto Pappadia, Claudio Aronne ed Angelo Raucci.

L’inchiesta aveva fatto emergere l’esistenza di presunta una associazione a delinquere sammaritana composta da politici, dirigenti e addetti agli uffici comunali e di Ambito, oltre a rappresentanti delle cooperative affidatarie. Secondo la tesi accusatoria il sodalizio, attraverso il condizionamento nelle fasi di selezione del personale preposto alla gestione dei servizi appaltati e degli utenti beneficiari degli stessi, avrebbe pilotato e gestito in maniera illecita tutte le iniziative promosse dall’Ambito territoriale con la finalità di ricavarne vantaggio economico e creare consenso elettorale.

Per realizzare gli obiettivi prefissati dal sodalizio si è partiti garantendo in primis l’avvicinamento della macchina amministrativa sammaritana, con funzionari e impiegati compiacenti e da “gestire”. Secondo la Procura su iniziativa dell’ex sindaco Biagio Di Muro sarebbe stato quindi avviato preliminarmente un procedimento di distacco di un funzionario regionale che avrebbe potuto maturare così i requisiti per rispondere da solo al bando per l’assegnazione del posto di istruttore direttivo presso il Comune sammaritano. L’Ente avrebbe poi pubblicato un bando “su misura” e il funzionario sarebbe così risultato vincitore insidiandosi stabilmente presso il Comune.

Così l’assetto dato all’Ufficio di Piano dell’Ambito C8, guidato dall’ex responsabile dei servizi sociali del Comune sammaritano, avrebbe consentito all'ex sindaco Di Muro di controllare tutte le attività di competenza dell'Ambito e di assoggettarle a note logiche di acquisizione del consenso elettorale, con sistemi corruttivi.

Per la Procura, infatti, il reclutamento degli operatori delle cooperative avvantaggiate nell'assegnazione degli appalti sarebbe sempre avvenuto sotto lo stretto controllo (politico) dell'ex sindaco e della struttura da lui organizzata e capeggiata, che privilegiava persone a lui politicamente legate, preferendo i residenti del Comune Capofila, Santa Maria Capua Vetere. La selezione degli operatori da impiegare da parte degli Enti sarebbe stata del tutto controllata e manipolata. Le modalità di gestione dell'intero Ambito territoriale avrebbero permesso, da un lato, indebiti arricchimenti patrimoniali e, dall'altro, un controllo politico elettorale, trattandosi di servizi e progetti destinati a fasce di popolazione facilmente condizionabili sotto il profilo economico.

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